mercoledì 21 novembre 2012

I dolori della Fortis

Il Trani e una stagione creduta diversa. Qualche buona contrattazione sul mercato (Vicentin e Santaniello su tutti), l'alleanza strategica con operatori che conoscono il girone e, soprattutto, la sua componente campana, un progetto teoricamente più arioso e profondo: le fondamenta, almeno, sembravano sufficientemente solide. I risultati, però, condizionano tutto. Anche i propositi migliori. Ed i risultati, sin da principio, hanno remato in senso contrario. Quattro cadute di fila, poi l'allontanamento del primo tecnico (Pensabene), quindi la sfortunata esperienza del secondo trainer (Squicciarini, già svincolatosi dal rapporto con il club), le problematiche tecniche mai davvero risolte: così si fa dura. Nel mezzo, poi, la querelle tra il presidente Abruzzese e l'amministrazione comunale: sul piatto, soprattutto, la mal digerita questione della gestione dello stadio affidata ad un altro club di Trani. E tante altre cose: tra le quali il disagio di non possedere uno spazio, all'interno della struttura, per poter ospitare la sala stampa. La miscela, dunque, diventa indigesta. E, in coda all'ultima sconfitta (due a zero poco edificante sul campo della formazione ritenuta più debole dell'intero campionato, il Grottaglie), il presidente sbotta. E annuncia di lasciare. Abruzzese, si sa, è persona appassionata, ma anche umorale. Alla fine, cioè, pare persino ripensarci. O meglio: l'impegno (la corresponsione di rimborsi spesa e stipendi) è garantito sino a dicembre, ovvero sino alla riapertura delle liste di trasferimento. Poi si vedra. Ovviamente, però, le porte a nuovi imprenditori sono aperte. Un classico. Tecnici e giocatori, tutti a rapporto, non riprendono neppure la preparazione, fissata il martedì. Situazione in stand-by, quindi. Ma che denuncia un malessere ormai ramificato. Oltre tutto, il rapporto tra la Fortis e la casa comunale, al di là della volontà di riallacciare il colloquio, sembra abbastanza compromesso. E, dal punto di vista squisitamente calcistico, l'organico appena affidato al quarto allenatore (è Gino Loconte, che arriva dopo l'interregno di  Giancarlo Maggio) necessita di una revisione sostanziale (già cominciata, del resto: in sei, Santaniello compreso, sono ormai tagliati). Eppure la città, negli ultimi tempi, non ha offerto molte forze imprenditoriali in grado di assicurare il ricambio fisiologico ad una società che si avvale di un blasone importante. Ed è difficile pensare, soprattutto a torneo in corso, ad un avvicendamento soddisfacente dietro la poltrona di comando. L'impressione, allora, è che Abruzzese resterà dov'è. O che, almeno, sarà costretto a rimanere al suo posto. Con i mezzi di cui dispone e con gli assilli di sempre. Questa, tuttavia, è - egoisticamente parlando - anche la migliore soluzione per il calcio tranese. Davanti all'oscurità dell'incognità, meglio il minimo garantito. Altre volte, davanti all'Adriatico, è finita peggio. Molto peggio.