venerdì 16 novembre 2012

Il Lecce e l'incidente diplomatico

Un pareggio con gol (a Pavia, due a due) e una caduta (a Lumezzane, nel recupero). E, a Lecce, il germe della polemica avvelena l'humus di euforia e sicurezza. Basta davvero poco per rovinarsi l'umore. La doppia uscita lombarda sembra incrinare qualche equilibrio: perchè, prima, la formazione di Lerda sciupa dal dischetto l'occasione del tre a uno e, quindi, si fa raggiungere dagli undici metri, frenando. E poi, a metà settimana, si piega con poco carattere, rimediando il primo stop della stagione. Il presidente Tesoro non gradisce e lo dice chiaramente, con parole dure, aspre. Che il tecnico non condivide, risentendosi. Il lavoro di mediazione di Tesoro junior e la scaltrezza (ma anche la sensibilità, così pure come la furbizia) del padre arrivano a sostegno del progetto: e il presidente si acquieta, cercando formalmente il perdono per un paio di conclusioni eccessive. O, comunque, troppo pericolose in un momento in cui la squadra incontra le prime difficoltà del percorso. E che, dunque, si ritrova ad affrontare senza conoscere le proprie capacità di reazione. Vincono, cioè, il concetto di bene comune, la ragione di stato, l'esigenza di non arroventare il presente, l'accondiscendenza che ripara le fratture. Lerda non può non aver apprezzato: anche se, nell'immaginario collettivo, lo screzio rimane con tutta la sua atmosfera grigia. L'episodio, però, conferma quanto alto sia il livello di attesa della società in un campionato mal sopportato e quanto ogni minimo indugio possa viaggiare contro un gruppo dimostratosi, sin qui, sicuro e attento. Ad eccezione dell'ultima settimana, ovviamente. Peraltro, il malanimo non aiuta: e l'azzeramento del dissidio verbale è l'operazione migliore che il club abbia potuto adottare. E il Lecce, del resto, è ancora saldamente davanti a tutti, nonostante l'unico punto guadagnato negli ultimi due match. Incuriosisce, piuttosto, capire con quali argomenti il gruppo saprà rispondere, sul campo, agli assilli di metà novembre. E, soprattutto, conoscere lo spessore della tenuta psicologica di una formazione pensata per dominare il torneo di terza serie e non per essere criticata. Ma questa, evidentemente, è una questione sulla quale si sarà corposamente soffermato Lerda: ovvero chi, alla fine della storia, ne esce rafforzato, dopo essere stato sminuito.