martedì 22 gennaio 2013

Ciao Lerda, ecco Toma

La leadership è una faccenda complicata, sempre e comunque. Concorrono troppi dettagli: anche se, spesso, il leader è artefice massimo del proprio destino. Talvolta, però, dipende anche dagli altri. Prendete, ad esempio, il Lecce di questi tempi: arranca, strappa qualche risultato, si rialza appena e si sgonfia di nuovo. Perdendo un primato assoluto apparso, ad un certo punto, inattaccabile (è successo di recente) e, magari, riconquistandolo immediatamente dopo: solo perchè, a tratti, l'orgoglio carbura la classifica. Oppure perchè la concorrenza non ne approfitta (anche il Carpi è apparso in difficoltà, ultimamente). La caduta dei salentini a San Marino (tre a uno, domenica scorsa), rilancia però le ambizioni altrui: ma, questa volta, ne approfitta il Trapani, formazione che vive - al contrario - un periodo felice e un processo evolutivo chiaro. Al di là del gioco degli equilibri in cui il girone A della terza serie si è incasellato, sembra cioè che qualcosa stia cambiando, nell'economia del campionato. Il Lecce ha perso la poltrona più importante, che adesso dispone di un proprietario psicologicamente più forte e mentalmente più tranquillo. Traducendo, il cambio della guardia al vertice della graduatoria appare una questione seria:. anche perchè, in quest'angolo di Puglia, ci si riscopre un po' più fragili e nudi. Detto tra noi, non è più tempo di discutere di ripegamento passeggero, di scadimento temporaneo. Il Lecce è in recessione netta: due mesi di calcio incerto sono una fetta di stagione, non più un momento fugace. Ovviamente, la prima vittima si chiama Franco Lerda, professione allenatore. L'esonero, maturato immediatamente dopo il match disputato nella Repubblica, scaturisce dalla delusione e dall'inadeguatezza dei numeri, ma si accoda anche a qualche disguido verbale stemperato nel tempo, ad un rapporto interpersonale (con la presidenza) già lesionato e faticosamente puntellato e a troppe voci incontrollate (una per tutte, la guerra intestina tra il coach piemontese e qualche big del gruppo). Traducendo ancora, ce lo aspettavamo. Come, probabilmente, se l'aspettava pure Antonio Toma, il successore già designato: accreditato, da diverse settimane, della pole position nella corsa alla panchina. E pronto a rientrare dalla porta principale, dopo anni vissuti nell'ombra. Un tecnico a cui piace scommettere sull'impronta aggressiva delle proprie squadre: evidentemente, la qualità che dovrebbe aver convinto la famiglia Tesoro e, in particolare, il numero uno dl club, troppo esigente per sopportare lo stato di crisi. Che c'è e che resta, al di là del modulo, tra gli uomini che lo disegnano.