martedì 10 dicembre 2013

Il Martina non c'è. E, ora, il mercato



Due trasferte redditizie (quattro punti in due gare, nello spazio di sette giorni) possono persino non significare niente. O meglio: gli effetti sulla classifica, in qualche maniera, resistono: ma quelli sulla psiche di gruppo e sulla qualità di calcio possono addirittura evaporare in fretta. Se ne accorge il Martina. Se ne accorge la gente che tifa. E dobbiamo augurarci che se ne accorga anche la società. Il successo di Sorrento e il successivo pari di Aversa, probabilmente, avranno illuso la squadra, attenuato la tensione, liquidato la concentrazione, colmato l’appetito. Privando la formazione di Bocchini, sulle zolle di casa, davanti al Chieti, dell’energia - fisica e mentale - che serve ogni domenica per ambire ad un traguardo ancora troppo lontano, la permanenza tra i professionisti. Tornando a casa, cioè, Martina si ritrova senza ritmo, senza voglia, senza coraggio. Svuotato. L’avversario è oggettivamente modesto: fa appena quanto la situazione gli chiede e intasca tutti i punti a disposizione: legittimando, peraltro, il sigillo decisivo di un ex, Mangiacasale. Ma Leuci e soci sono assolutamente inguardabili. Timidi, inconsistenti, inadeguati. E’ la verità: anche se dispiace dirlo. Non è, quello che viviamo, un campionato di grande spessore. E, proprio per questo, è necessario tentare, sempre. Ed è obbligatorio provare a fare il match, almeno di fronte al pubblico amico. Del resto, in una stagione anomala come questa, tanti pareggi (quando arrivano) non possono e non potranno bastare. Ma il Martina si estranea dalla battaglia, dalla partita. Non regge neppure il paragone con un allenamento infrasettimanale: là c’è più agonismo, garantito. Il 5-3-2 (sì, in fase di possesso dovremmo parlare di 3-4-3, ma è proprio il possesso di palla che manca) preparato dal tecnico si assenta da sùbito: ma non è un inconveniente di natura tattica. E’, piuttosto, una questione di approccio. O, peggio, di mentalità. Anche Petrilli è svagato oltre il consentito: difficile, allora, pretendere qualcosa da una squadra che, praticamente, arriva ad una vera conclusione solo in prossimità del novantesimo. E mai prima. Gli ultimi dieci minuti di leggero forcing non cancellano gli imbarazzi degli altri ottanta. E non c’è troppo da aggiungere. Se non che, ormai, è tempo di rimediare: con qualche rinforzo di personalità, magari anche di esperienza. Serve gente che sappia trascinare il gruppo, ecco. Che possieda intraprendenza, decisione, grinta. Le mezze figure non risolveranno nessun problema. Con o senza Bocchini: che parte della tifoseria, evidentemente, continua intimamente a non amare troppo. E che, invece, continueremo a difendere: almeno sino a quando il roster rimarrà quello che attualmente è. Dopo avergli chiesto, perché no, di dotare al Martina più aggressività. E più rabbia. Ce n’è bisogno, al di là del livello tecnico degli interpreti.