mercoledì 5 marzo 2014

Bisceglie, a Vico l'ufficializzazione di un fallimento

Raggiunto e superato. Dal vantaggio robusto alla sconfitta dolorosa. Sopra di due gol, il Bisceglie si arena a Vico. E lo choc, in situazioni simili, è ingombrante. Per Giancarlo Favarin, invece, determinante. Il tecnico pisano perde la panchina proprio quando i segnali sembrano nuovamente confortare e quando la griglia dei playoff appare ancora all'orizzonte. E sì, perché dopo quel derby costruito sull’impegno e sulla rabbia e vinto sul Monopoli, le quotazioni della squadra si sono progressivamente afflosciate. Malgrado certe garanzie esibite da un gruppo rinnovato a metà stagione, ma motivato e sufficientemente esperto per affrontare le insidie del percorso. Invece, gli undici punti che attualmente dividono il Bisceglie dalla quinta posizione (e i sei che stabiliscono del distanze dal Grottaglie, sest’ultima del raggruppamento) si agitano come una condanna. Prima per l’allenatore e poi per il progetto modificato in corsa dal presidente Canonico e dal diesse Belviso. Che, con trasparenza, parla di un feeling – quello tra il club e l’allenatore – interrotto e di scelte tecniche e tattiche mal digerite dal vertice societario. Mentre Favarin preferisce non scavare nella ferita, glissando con compostezza. Il nuovo che avanza, nel frattempo, si chiama Carlo Prayer, barese, personaggio particolarmente legato all’universo del settore giovanile, sin qui responsabile della formazione Juniores stellata. Le ultime nove partite dell’anonimo campionato del Bisceglie passeranno, dunque, attraverso il suo lavoro, la sua esperienza e la sua capacità di rimotivare un gruppo a cui si chiede soltanto, adesso, di non lasciarsi risucchiare dal vortice per non rischiare nulla. Offrendo, magari, a patron Canonico l’occasione di riflettere per bene, prima di ogni altra decisione futura. Due stagioni oggettivamente fallimentari di fila, del resto, potrebbero facilmente intaccare anche le migliori delle intenzioni. Senza contare, poi, che certe fibrillazioni sorte recentemente tra il presidente e l’ambiente potrebbero costituire un precedente fondante. Non sappiamo, infine, se determinate voci (l’imminente fallimento del Bari e la possibilità di un avvicinamento, peraltro smentito ufficialmente, di Canonico al club di via Torrebella) sono degne di considerazione oppure meno. Ma, tutti assieme, gli indizi non depongono a favore del prolungamento di una programmazione pianificata: è meglio che si sottolinei la verità, sin da ora. Per questo, allora, il compito di Prayer e dell’organico che andrà a gestire è assolutamente più delicato di quello che, ad una prima valutazione, può apparire.