martedì 12 febbraio 2013

Bari, indietro tutta

Difetti dinamici. Involuzione palese. E urgenza di sacrificio e personalità. Due sostantivi che, fusi e tradotti, possono essere riassunti in un unico vocabolo: attributi. Torrente, responsabile primo del Bari che naviga ormai ufficialmente nei mari della crisi, stabilisce alcuni punti dai quali partire per parlare del momento storico della sua squadra, sconfitta ancora una volta in casa propria (proprio sabato, dal Varese) e, quindi, risucchiata totalmente nel gruppo che chiude la classifica. E già: perchè, adesso, sono proprio alcuni numeri a descrivere minuziosamente il problema. Al di là della penalizzazione. Cinque sconfitte ormai contabilizzate sull'erba amica, ad esempio, sono un indicatore serio di disagio. Come i soli tre successi collezionati nelle ultime diciassette partite: in coda, cioè, all'esordio convincente di un organico allora entusiasta e, probabilmente, anche sfacciato e, successivamente, scopertosi impaurito e ammosciato. Al quale, prima, riusciva tutto e, adesso, molto poco. Cifre che pure si scontrano con altre: le otto vittorie confezionate (le stesse del Padova, per capiurci), le trentadue realizzazioni (due in meno di quelle del Varese, quarto in classifica) e le ventinove marcature subite (hanno fatto meglio solo Sassuolo, Verona, Brescia, Varese, Ternana e Padova: nell'ordine). Statistiche a parte, però, la regressione è di forte matrice psicologica, ma anche tecnica. Con l'abbondanza di punte (ora c'è anche Ghezzal, ristabilitosi dall'infortunio), il Bari ha contestualmente perso brillantezza in avanti. Caputo non è lo stesso giocatore visto in autunno, Iunco non sta rendendo per quello che potrebbe e l'impego di Tallo non ha impreziosito il lavoro corale. Anche Bellomo sembra aver smarrito l'antico smalto. Il tridente proposto nell'ultimo match, infatti, non ha assolutamente convinto: tanto che qualcuno reclama una squadra a due punte, che possa irrobustirsi nel mezzo. Forse, anche la partenza di Borghese potrebbe aver disorientato la linea difensiva. Passata, nel frattempo, da una linea di quattro pedine a un assetto a tre. Attorno, infine, l'atmosfera non è affatto leggera: la società è sempre più distante e il rischio di una nuova penalizzazione (un paio di punti, perchè no) si avvicina minaccioso. Il diesse Angelozzi, intanto, assicura che le vicende del club non inficiano sul rendimento in campo, si duole della scarsa aggressività del gruppo, chiede umiltà e lancia qualche messaggio tra le righe. Uno per tutti: il Bari, sul campo, non cura i dettagli come una volta. Verrebbe da pensare, così, ad un collettivo ostaggio della propria supponenza, fuorviato dai risultati immagazzinati in avvio. Se così fosse, non sarebbe intralcio da poco. Non sembra, oltre tutto, una dichiarazione morbida. Che l'allenatore dovrà decodificare e soppesare. Il tempo degli sconti e dei saldi, evidentemente, è passato.