sabato 23 marzo 2013

Brindisi, non tutto è chiaro

Quasi sempre, è provocazione. Oppure, soltanto istinto da disperazione. Una minaccia: di quelle che sperano di sensibilizzare l'ambiente, che provano ad affrettare i tempi  della risoluzione del problema. Di uno sciopero o, più semplicemente, di una legittima ritorsione della squadra che si rifiuta di scendere in campo si parla sempre più spesso: e non solo tra i dilettanti. Che dilettanti, invece, non sono mai. Difficilmente, però, le rivendicazioni avvelenano la domenica: perché, alla fine, un compromesso si trova. E che, generalmente, non accontenta gli insorti. Il Brindisi, però, lo sciopero l'ha ipotizzato davvero. Rischiando davvero di non presentarsi contro il Foggia, domani: per un derby antico e assolutamente inusuale, in quinta serie. Fino a doversi addossare le conseguenze del caso: match perso, senza neppure averlo giocato, e penalizzazione in classifica. Persino ininfluente, se la buona volontà di chi continua a credere ad un salvataggio del club e anche dell'amministrazione comunale non avesse lavorato per ricucire lo strappo (o per annientare il malinteso) che aveva seriamente complicato il passaggio di consegne delle quote azionarie a Ninì Flora. Che, peraltro, ancora non si è ufficialmente caricato della responsabilità di gestione della società. Anche giustamente: perché la ricerca di un vecchio socio, tuttora proprietario di una fetta di potere, sembra essersi concretizzata soltanto al fotofinish: proprio quando le vertenze economiche di alcuni tesserati di vecchie gestioni sembravano aver condannato il Brindisi a soffocare sotto il peso di una decurtazione corposa di punti: quella sì, sufficiente a trascinare la formazione di Totò Ciullo verso i playout. Tra misteri, sensazioni, timori e incertezze, ovviamente, la questione non è totalmente risolta: ma, intanto, si gioca. Ma l'evoluzione faticosa del trasferimento delle quote racconta brutalmente come la trattativa abbia incontrato molti più ostacoli di quanto i più ottimisti si siano affrettati a far credere. Temiamo, anzi, che presso possa emergere qualcos'altro: del resto, se Flora non compie il passo decisivo, rimviato troppe volte, una motivazione esisterà pure. Forse, è arrivato il momento di spiegare alla città che sta accadendo: chiaramente.