martedì 26 marzo 2013

Martina, il momento della depressione

Alla fine, al Martina manca un penalty: quell'intervento di Esposito, in piena area del Campobasso, è ben più che sospetto. Ma, al di là del singolo episodio, la formazione di Bitetto costruisce abbastanza poco per potersi lamentare compiutamente di un altro match incompiuto e di un pareggio che non accontenta e non assolve. Zero a zero, poche soluzioni e nessun bagliore: dopo, i fischi della gente che tifa rendono l'idea della delusione che si è ormai impossessata dell'ambiente e della qualità del rapporto che intercorre oggi tra i sostenitori più fedeli e la squadra. Che, neppure questa volta, sa divincolarsi dagli artigli di quell'ormai datato processo di involuzione mai seriamente frenato. Il Martina non è più quello della prima parte del campionato: è stato già detto e va ribadito. Con più forza, ora. Occorre farsene una ragione, una volta per tutte. E accantonare il desiderio di playoff: lontani, adesso, cinque punti. Teoricamente (aritmeticamente) ancora possibili, ma ragionevolmente fuori portata. Se non altro, perché Gambuzza e compagni, di questi tempi, sembrano assolutamente distanti, dal punto di vista emozionale, dalla lotta nobile per uno dei primi sei posti. Obiettivo di quelle realtà che possono spendere (mentalmente, soprattutto) e che possiedono ancora argomenti convincenti (freschezza, brillantezza, energie nervose e strategie): ma non più del Martina, apparentemente svuotato e decisamente incupito da un inverno nebuloso e incerto. Anzi: è il caso, invece, di guardare attentamente a quanto succede dietro. Se il collettivo affidato a lavori in corso a Bitetto accusa stanchezza e soffre un interminabile calo di tensione, il Melfi sorprende (recentemente occupava la terz'ultima piazza, attualmente viaggia a metà classifica), lo stesso Campobasso galoppa e concorrenti come l'Hinterreggio e il Foligno realizzano con continuità. Di più: la soglia di sicurezza è scesa a soli quattro punti e, se la prossima prestazione (a Gavorrano) dovesse deludere, la classifica diventerebbe ufficialmente compromessa. Il tecnico, gliene va dato atto, si è peraltro già espresso chiaramente, nella settimana che ha preceduto l'ultimo match: sarebbe opportuno concentrarsi per evitare i playout, piuttosto che rincorrere progetti irrealizzabili. Annusando, evidentemente, il pericolo. Cioè, decodificando alcuni input che arrivano direttamente dallo spogliatoio. Uno spogliatoio che, probabilmente, non è neppure psicologicamente preparato ad un rush finale farcito di ansia e sacrifici.