Il destino di Alberto Bosco
era ovviamente segnato, da settimane. L’esonero era slittato, almeno un paio di
volte: per pudore (il rapporto tra il presidente del Grottaglie D’Amicis e il
tecnico, per esempio, era e rimane ottimo), buon senso (in fondo, può essere
duro per chiunque consegnare all’allenatore un organico limitato nel numero e
nell’esperienza e poi pretendere risultati copiosi), ristrettezze economiche
(il nuovo arrivo sulla panca possiede pur sempre un costo ed è pure naturale
che pretenda garanzie, cioè puntelli tecnici) e per il peso specifico della
speranza, che accomuna gli uomini di buona volontà (la speranza di invertire un
trend decisamente negativo e recuperare la strada per la permanenza in D). Però,
le sconfitte si inseguono senza soluzione di continuità da troppo tempo. E
l’ultima caduta, oltre tutto, è immediatamente apparsa rovinosa (sei a zero:
sul campo della capolista Marcianise e con un uomo in meno per una larga parte
di match, è vero; ma pur sempre di sei a zero si tratta). Di più: l’Ars et
Labor, da almeno un mese, sembra aver imboccato il cammino triste
dell’involuzione acuta, sotto il profilo degli atteggiamenti e della gestione
dei novanta minuti: al di là del pessimo trattamento infertole dal calendario,
che negli ultimi tempi ha riservato solo avversari di alta e altissima
classifica. Bosco, dunque, questa volta non se l’è sfangata. Tanti
ringraziamenti e un foglio di via: che la gente, oggettivamente, attendeva (non
è poi sempre impossibile intuire il futuro prossimo). E via, verso un capitolo
nuovo. Che si concentra attorno alla figura del nuovo coach, il tarantino
Giacomo Pettinicchio: che, proprio dal Taranto, in estate, si è sentito profondamente
tradito. Persona squisita e garbata: che, ormai, ha accumulato tutta
l’esperienza che gli serve per provare a salvare il Grottaglie. Ma non ha
accettato sùbito, Pettinicchio. Preferendo pensarci, prima. O, meglio,
preferendo riscuotere innanzi tutto la promessa di ricorrere prontamente al
mercato di riparazione che si sta aprendo. Anzi, il club gli ha già garantito
un nuovo ingaggio, quello dello svincolato Prete: a Taranto con il trainer fino a pochi mesi addietro (il
plotone dei fuoriusciti da quella formazione, quindi, si allarga). E un altro
regalo potrebbe aggiungersi a breve (Fumai, condizioni fisiche permettendo). A
questo, punto, magari, Bosco si starà già chiedendo come e perché i fondi siano
improvvisamente spuntati all’orizzonte di un club tuttora in difficoltà. Ma è
anche abbastanza noto che l’Ars et Labor si sarebbe comunque riattrezzata, a
metà stagione: con o senza il vecchio condottiero. In fondo, però, il primo
comandante della stagione ci sarà rimasto sufficientemente male: tanto che,
elogiando il solo presidente, prima del commiato ha volutamente ignorato gli
altri componenti del gruppo di comando. E, di sicuro, Pettinicchio è in grado
di raddrizzare la questione, anche con pochi aggiustamenti (mirati,
possibilmente). Intanto, la richiesta (quella formale, almeno) è abbastanza
semplice: tornare a lottare per l’obiettivo, riconquistare il passo delle
concorrenti dirette. Quello che il Grottaglie ha paurosamente smarrito.