Grottaglie-Real Metapontino, innanzi tutto, serve a capire
che squadra trova – e che può cominciare a plasmare – Giacomo Pettinicchio,
condottiero alla prima stagionale. Il
trainer tarantino, intanto, possiede
due motivi per confidare in un esordio il più morbido possibile: il calibro
dell’avversario, assolutamente alla portata delle attuali possibilità tecniche
dell’Ars et Labor, e l’inserimento del primo puntello di metà stagione (Prete
arriva in settimana, firma e gioca dall’inizio). L’approccio, pur intriso di
volontà, è però anche caotico. Il Grottaglie prova ad occupare spazi vitali, ma
concede anche qualcosa: e pure il gol del lucano Pignatta, peraltro sùbito
pareggiato da Formuso. Il match è denso, ruvido quanto basta, tecnicamente
sporco: il Real, di certo, è una formazione più fisica, talvolta più pragmatica,
sempre disposta a battagliare, abbastanza coperta (4-4-1-1). E, se càpita, a
guadagnare minuti preziosi. Particolari che, allo stato pratico, si scontrano
con l’esigenza di Anglani e soci, che resta quella di perseguire una trama e di
inseguire la costruzione del gioco. Ma, come accade molte volte, è l’intuito
del singolo che sblocca la questione. E l’uomo della partita si chiama Faccini:
il ragazzo, a secondo tempo appena partito, si inventa una conclusione dal
limite (è il sigillo del due a uno) e, sei minuti dopo, disegna la traiettoria
liftata del gol dell’ipotetica tranquillità. Il Real, comunque, non smette mai
di mordere: e il 4-2-3-1 reimpostato da Catalano genera la marcatura del tre a
due: che fa sperare, ma che non basta. L’Ars et Labor, così, dopo settimane
lunghe e arrugginite, riconosce il sapore del successo e, finalmente, respira. Rompendo,
oltre tutto, il digiuno al D’Amuri
(non aveva mai segnato, sin qui). Il lavoro che attende Pettinicchio, però,
resta. Come galleggiano ancora alcune amnesie (dietro, una certa leggerezza
negli atteggiamenti mette a rischio il risultato troppe volte, in prossimità
del novantesimo), certe esitazioni e certi limiti strutturali dell’organico.