Il campionato non esclude gli appetiti del Brindisi e, anzi,
continua a premiarlo con una classifica di vertice. Per niente scalfita da un
paio di passi sbagliati (la squadra di Ciullo non sfigura davanti alle altre big, ma di fronte a concorrenti molto
meno qualificate perde punti) e neppure da quei tre punti guadagnati sul Nardò
e poi cancellati dal provvedimento di esclusione dei salentini dal torneo
(intanto, però, il turno obbligatorio di riposo è già consumato). E anche la
maxisqualifica del suo miglior realizzatore, Gambino, sembra non incidere:
contro la Mariano Keller,
ad esempio, torna alla marcatura Albano, rinforzo di lusso arrivato a stagione
in corso. Per imporsi ugualmente, evidentemente, bastano le folate di
Pellecchia, la freschezza di Fella, le geometrie di Marsili e la quantità di un
gruppo che sa lavorare in silenzio. Ma, se le defezioni si assommano, alla
lunga il problema nasce. In Coppa Italia, ad Agrigento, il Brindisi si arrende
e abbandona il proposito di perseguire una strada alternativa per il
professionismo. Ai quarti si qualifica l’Akragas, formazione solida e meno rattristata
da infortuni e squalifiche. Gambino, questa volta, c’è. Mancano, però, Cacace,
Sicignano e Pellecchia. E, in corso d’opera, Ciullo deve rinunciare a Bove,
varando una linea difensiva assolutamente inedita e, probabilmente, inefficace.
Nei primi venticinque minuti del match, i siciliani imbastiscono di più. Poi,
il direttore di gara sorvola su un intervento scorretto in area agrigentina,
dopo che un pallone interessante si è appena smorzato sulla traversa. Il ritmo
non eccessivamente alto del match pare assecondare gli adriatici, ma i destini
si compiono (amaramente) nella seconda parte della ripresa. Quando, appunto, il
Brindisi sconta le insidie già conosciute e gli imprevisti di percorso.
Riproponendo una controindicazione antica, che non era sfuggita agli
osservatori più attenti e neppure su queste colonne: la disponibilità di pochi
ricambi nuoce. Soprattutto, nel vivo delle competizioni. Non è fastidio da
poco: malgrado l’euforia dei primi risultati abbia, per un certo periodo, accantonato
la realtà in un angolo. La verità, però, sa riemergere all’improvviso: e con la
realtà, adesso, occorre fare i conti. Il Brindisi, così, si trova davanti ad un
bivio: un percorso porta a nuovi investimenti (sempre che il club disponga
delle cifre che servono per continuare a competere), l’altro ad un
ridimensionamento progressivo delle pretese.