giovedì 21 novembre 2013

Il Brindisi e l'insufficienza dei ricambi

Il campionato non esclude gli appetiti del Brindisi e, anzi, continua a premiarlo con una classifica di vertice. Per niente scalfita da un paio di passi sbagliati (la squadra di Ciullo non sfigura davanti alle altre big, ma di fronte a concorrenti molto meno qualificate perde punti) e neppure da quei tre punti guadagnati sul Nardò e poi cancellati dal provvedimento di esclusione dei salentini dal torneo (intanto, però, il turno obbligatorio di riposo è già consumato). E anche la maxisqualifica del suo miglior realizzatore, Gambino, sembra non incidere: contro la Mariano Keller, ad esempio, torna alla marcatura Albano, rinforzo di lusso arrivato a stagione in corso. Per imporsi ugualmente, evidentemente, bastano le folate di Pellecchia, la freschezza di Fella, le geometrie di Marsili e la quantità di un gruppo che sa lavorare in silenzio. Ma, se le defezioni si assommano, alla lunga il problema nasce. In Coppa Italia, ad Agrigento, il Brindisi si arrende e abbandona il proposito di perseguire una strada alternativa per il professionismo. Ai quarti si qualifica l’Akragas, formazione solida e meno rattristata da infortuni e squalifiche. Gambino, questa volta, c’è. Mancano, però, Cacace, Sicignano e Pellecchia. E, in corso d’opera, Ciullo deve rinunciare a Bove, varando una linea difensiva assolutamente inedita e, probabilmente, inefficace. Nei primi venticinque minuti del match, i siciliani imbastiscono di più. Poi, il direttore di gara sorvola su un intervento scorretto in area agrigentina, dopo che un pallone interessante si è appena smorzato sulla traversa. Il ritmo non eccessivamente alto del match pare assecondare gli adriatici, ma i destini si compiono (amaramente) nella seconda parte della ripresa. Quando, appunto, il Brindisi sconta le insidie già conosciute e gli imprevisti di percorso. Riproponendo una controindicazione antica, che non era sfuggita agli osservatori più attenti e neppure su queste colonne: la disponibilità di pochi ricambi nuoce. Soprattutto, nel vivo delle competizioni. Non è fastidio da poco: malgrado l’euforia dei primi risultati abbia, per un certo periodo, accantonato la realtà in un angolo. La verità, però, sa riemergere all’improvviso: e con la realtà, adesso, occorre fare i conti. Il Brindisi, così, si trova davanti ad un bivio: un percorso porta a nuovi investimenti (sempre che il club disponga delle cifre che servono per continuare a competere), l’altro ad un ridimensionamento progressivo delle pretese.