martedì 12 novembre 2013

Papagni e il nuovo Taranto

Quattro partite con Papagni. Cioè, un mese di introspezione, riflessioni, manovalanza psicologica e operazioni tattiche. Dove l’esigenza di conoscere il cuore dei problemi si fondeva con la necessità di verificare le facoltà delle forze attualmente a disposizione e di scegliere le opzioni più affidabili. Quattro settimane di nuovo corso e quattro buoni risultati (pareggio a Pozzuoli e tre successi di fila, contro Grottaglie, Gladiator e Gelbison): ora, il Taranto sembra tornato il pericolo vagante che gli avversari temevano e la squadra solida e affamata che in riva ai due Mari si auguravano di poter salutare. Trenta giorni dopo, sullo Jonio c’è un’altro spirito. Si respira un’altra atmosfera. E brilla un’altra classifica. Il terzo posto (il Marcianise, leader del girone, viaggia quattro punti sopra e il Monopoli è davanti di una sola lunghezza), oggi, è la piattaforma ideale per poter barattare i dubbi dell’altro ieri con le velleità di sempre. Perché, nel frattempo, la squadra ha recuperato sicurezza in se stessa, serenità e ordine nelle strategie. Perché ha riconquistato passo ed energie nervose. Perché pochi e mirati accorgimenti nello scacchiere, un atteggiamento più aggressivo del collettivo, una gestione più consapevole delle situazioni di gioco e molto lavoro applicato sulla psiche della truppa, prima o poi, incidono profondamente. Eppure, Papagni non è un illusionista che s'industria a far magie. Ma un tecnico esperto e intelligente. Morbido e convincente. Ed è uomo semplice e diretto. Un po’ padre, un po’ psicologo. Uno che, con modi garbati, ottiene puntualmente il sostegno della gente che allena e la duttilità dei singoli. Non si è affacciato sulla piazza pubblica degli affari di mezza stagione, cercando svincolati più o meno pronti a salire in corsa su una macchina ingombrante e affaticata. Preferendo, piuttosto, capire caratteristiche palesi e nascoste di chi ha cominciato l’avventura in estate. Soppesando, indagando, incoraggiando. E valutando soluzioni nuove. Somministrando al Taranto una mentalità più costruttiva e infondendo, al di là di tutto, più coraggio: come a Santa Maria Capua Vetere, due domeniche fa, dove una semplice sostituzione (una punta per un centrocampista, niente di inedito) è diventata un messaggio preciso, un input meraviglioso. Utile a vincere il match. Eccolo, il Taranto di Papagni: al centro della corsa, nonostante tutto. Con il permesso della concorrenza, niente affatto irresistibile: almeno sin qui. E con una prospettiva importante: il tecnico, a dicembre, vorrebbe avvalersi di un altro difensore di qualità e di un centrocampista che sa gestire la palla (sempre che non l'abbia già trovato, proprio questa domenica: Ciarcià). Molto probabilmente, li otterrà.