Quattro partite con Papagni. Cioè, un mese di
introspezione, riflessioni, manovalanza psicologica e operazioni tattiche. Dove
l’esigenza di conoscere il cuore dei problemi si fondeva con la necessità di verificare
le facoltà delle forze attualmente a disposizione e di scegliere le opzioni più
affidabili. Quattro settimane di nuovo corso e quattro buoni risultati
(pareggio a Pozzuoli e tre successi di fila, contro Grottaglie, Gladiator e
Gelbison): ora, il Taranto sembra tornato il pericolo vagante che gli avversari
temevano e la squadra solida e affamata che in riva ai due Mari si auguravano
di poter salutare. Trenta giorni dopo, sullo Jonio c’è un’altro spirito. Si
respira un’altra atmosfera. E brilla un’altra classifica. Il terzo posto (il
Marcianise, leader del girone,
viaggia quattro punti sopra e il Monopoli è davanti di una sola lunghezza), oggi, è la piattaforma ideale
per poter barattare i dubbi dell’altro ieri con le velleità di sempre. Perché,
nel frattempo, la squadra ha recuperato sicurezza in se stessa, serenità e
ordine nelle strategie. Perché ha riconquistato passo ed energie nervose.
Perché pochi e mirati accorgimenti nello scacchiere, un atteggiamento più
aggressivo del collettivo, una gestione più consapevole delle situazioni di
gioco e molto lavoro applicato sulla psiche della truppa, prima o poi, incidono
profondamente. Eppure, Papagni non è un illusionista che s'industria a far magie. Ma un tecnico esperto e
intelligente. Morbido e convincente. Ed è uomo semplice e diretto. Un po’
padre, un po’ psicologo. Uno che, con modi garbati, ottiene puntualmente il
sostegno della gente che allena e la duttilità dei singoli. Non si è affacciato
sulla piazza pubblica degli affari di mezza stagione, cercando svincolati più o
meno pronti a salire in corsa su una macchina ingombrante e affaticata.
Preferendo, piuttosto, capire caratteristiche palesi e nascoste di chi ha
cominciato l’avventura in estate. Soppesando, indagando, incoraggiando. E
valutando soluzioni nuove. Somministrando al Taranto una mentalità più
costruttiva e infondendo, al di là di tutto, più coraggio: come a Santa Maria
Capua Vetere, due domeniche fa, dove una semplice sostituzione (una punta per
un centrocampista, niente di inedito) è diventata un messaggio preciso, un input meraviglioso. Utile a vincere il
match. Eccolo, il Taranto di Papagni: al centro della corsa, nonostante tutto. Con
il permesso della concorrenza, niente affatto irresistibile: almeno sin qui. E
con una prospettiva importante: il tecnico, a dicembre, vorrebbe avvalersi di
un altro difensore di qualità e di un centrocampista che sa gestire la palla (sempre che non l'abbia già trovato, proprio questa domenica: Ciarcià). Molto
probabilmente, li otterrà.