Senza spiccioli da spendere. Senza esperienza da
piazzare sul campo, al fianco della gioventù arruolata . Senza chiarezza. Senza
nuovi investitori. Senza prospettive. E senza il sostegno della sua gente. Il
destino del Nardò sembrava segnato, da tempo: la prima rinuncia, agli albori di
questo campionato di serie D, poi il secondo mancato appello. E il terzo forfait, dopo un breve break di speranza, seppur macchiato da
troppi gol nella porta sbagliata, ceffoni sonori. Quindi, la quarta assenza
sull’erba di Grottaglie (match previsto per oggi: ma non comincerà). Cioè, l’atto
conclusivo. La società salentina firma la propria esclusione dal torneo, in
ossequio ad un regolamento che non contempla sconti. Niente da fare, sotto il
vestito del blasone non c’è più niente. Neppure l’impegno degli ultimi
volontari che avevano accompagnato i giovani di Menichelli all’inizio di
ottobre, giusto per scongiurare l’esclusione forzata (che, adesso sì, è improcastinabile). Neppure l’istinto di
sopravvivenza. Eppure, dicevamo, qualcuno ci aveva persino provato: a
resistere. Stoicamente. Cercando, così, di solleticare l’interesse di nuovi
imprenditori. Malgrado l’intransigenza della frangia più calda del tifo, che
aveva già deciso per l’eutanasia. Senza se e senza ma. In attesa di una società
tutta nuova e di un titolo da acquisire altrove, l’anno prossimo. E dire che
qualcosa era addirittura accaduto, negli ultimissimi tempi: Gianluca
Fiorentino, ormai ex patron del Manduria, avrebbe voluto rilevare oneri e
fastidi, lasciando vivere ancora il Nardò, impostandone sin da adesso il
rilancio. Per poi scoprire che, forse, la fine delle trasmissioni e delle
sofferenze era un sentimento largamente condiviso, anche tra chi non si era
ufficialmente pronunciato. La resistenza, intanto, si è consumata in fretta.
Sottraendo al girone appulocampano di quinta serie una delle diciotto
protagoniste. Imponendo, da ora in poi, un calendario sempre zoppo. E
rimodellando la classifica (i punti che verranno sottratti a quanti li avevano
intascati non passeranno inosservati). Cala il sipario, resta soltanto la
storia. Prima o poi, però, il Nardò rinascerà. Ripartendo dall’Eccellenza o
dalla Promozione. Comunque, da un palcoscenico molto stretto. E ingiusto, per
una della poche piazze di Puglia autenticamente legate al pallone e alla sua
squadra. Tanto da privarsene per nove mesi: bene che vada.