domenica 16 marzo 2014

Bari, iniezione di entusiasmo

C’è sempre più gente, sui gradoni del San Nicola. Come se l’entusiasmo lievitasse giorno dopo giorno. Invece, il Bari prosegue a battagliare – non senza timori fondati - per salvarsi: prima sul campo e poi fuori, tra le scrivanie di un tribunale e della Federcalcio. Sono in quindicimila, allo stadio. Il doppio dell’ultima volta, sette giorni prima. Il doppio del doppio della penultima. E c’è un altro avversario di prestigio, dall’altra parte della barricata. L’Avellino si dispone alto, contra bene e riduce gli spazi. E, fondamentalmente, il match è tra i piedi degli uomini di Rastelli. La gente di Alberti e Zavettieri, di contro, ha il baricentro basso e, al momento di ripartire, si frena e non sboccia. Anzi, nella difficoltà, il Bari si scopre pure falloso. Prova a forzare, ma è spesso costretto a bloccarsi e a ricominciare da capo. Tatticamente, gli irpini sono più ordinati e coprono meglio il campo e gli spazi. Ma Ceppitelli e soci, come sovente accade, si armano di pazienza e volontà: recuperano metri e cominciano a gestire la palla con continuità e convinzione. Aumenta, cioè, la quantità: anche se la resa non cambia. La parte finale della prima frazione di gioco, tuttavia, promette. Eppure, dopo l’intervallo, il Bari non torna sull’erba con la stessa grinta: tanto che l’Avellino, con mestiere, si riprende le zolle perdute. Accontentandosi, però: ovvero, limitandosi a controllare il traffico, rinunciando a inventarsi qualcosa in più. Rifiutandosi di costruire l’impalcatura del successo. Partito con tre difensori, Rastelli rafforza il dispositivo difensivo con la quarta pedina: dimostrando di gradire abbondantemente il punto. Ed è proprio questo, invece, l’humus in cui il Bari germoglia, scassinando l’equilibrio dello zero a zero. João Silva trova la soluzione vincente, di testa, ad otto minuti dalla conclusione della gara. Il secondo successo di fila finisce così  per accelerare il discorso permanenza, alimentando la distanza dal Novara, attuale quintultima forza del torneo. E la squadra immagazzina altra considerazione e ulteriore stima di se stessa. Le difficoltà, attorno, si infittiscono. Ma l’euforia creatasi all’interno dell’ambiente soccorre. Senza i Matarrese, la città sembra essersi ricompattata a presidio dell’organico e dell’obiettivo che si è prefisso. E’ la realtà insospettabile di una storia complicata che si sta evolvendo. Converrà cavalcarla. I risultati sono il motore di tutto: anche se questo capitolo non possiede certezze e neppure una prospettiva chiaramente visibile. Chi può, formuli la proposta giusta. Non c’è un momento migliore di questo, nonostante tutto.