giovedì 6 marzo 2014

Taranto, acque increspate

Due affermazioni di fila, allo Iacovone, intersecate da un pari (quello deludente, per resa e calcio prodotto, di Lucera, casa di scorta del San Severo) non alimentano le ambizioni, né incoraggiano gli appetiti. Il Matera, ora, segna troppo e corre tanto. E il Taranto continua ad inseguire, un po’ più in là: cinque punti. Abbastanza, teoricamente: soprattutto in considerazione che, tra lucani e jonici, convivono pure le sempre più legittime aspirazioni del Marcianise (e chi si nutre di realismo sa quanto diventi difficile, a nove settimane dal traguardo, confidare nelle contemporanee disavventure di due concorrenti alla promozione immediata). Ma anche sostenibili: in considerazione di uno scontro diretto che si consumerà a breve, proprio in riva a Mar Piccolo. Peraltro, ultimamente, la formazione di Papagni sembra aver smarrito intensità, lucidità e, talvolta, anche gli equilibri necessari per proteggersi. Il successo di domenica, sull’accartocciata Puteolana, così come il derby intascato ai danni del Brindisi, sa di fatica e reticenze: spianate, tuttavia, dalla differente caratura tecnica degli organici e da un sussulto di orgoglio (Taranto in dieci sin dal corso della prima frazione di gioco). E persino gli accorgimenti tattici scovati nel tempo dal coach non riescono più a mascherare le controindicazioni di un impianto esuberante di valori individuali, ma ancora troppo slegato e umorale. Però, il campionato è ancora lì, disposto ad attendere chiunque: e a nessuno è negata una chance. L’abbiamo imparato, il concetto. Tra i due Mari, piuttosto, in questi giorni le questioni del campo e gli intrighi del torneo occupano i vagoni di seconda classe. Le preoccupazioni popolari, cioè, tornano ad accentrarsi sulle vicende di sempre: il ménage quotidiano del club e il futuro del pallone in città. Le frizioni, già sospettate dall’intero ambiente, tra i due principali sovvenzionatori della società (il presidente Nardoni e il suo vice Petrelli, un tempo molto vicini anche al di fuori del calcio) sono ormai ufficializzate dai protagonisti. Che, da settimane, non si confrontano più. La querelle è di natura interpersonale, imprenditoriale. Ovvero, il Taranto non è la causa dei dissapori. Pur rischiando di diventare l’improvvisato campo neutro attraverso il quale si incrociano gli interessi di ciascuno. Di fatto, però, se la strada di Petrelli non converge più su quella di Nardoni, o viceversa, uno dei due appare sin da adesso in sovrannumero. Nel frattempo, infine, proprio Petrelli fa sapere di aver individuato un gruppo di potenziali nuovi investitori. Mentre Nardoni, di rimando, ammette di non saperne nulla. In questo preciso momento storico, in cui si compiono i destini della stagione in corso e, tradizionalmente, si comincia parallelamente a pianificare quella successiva, servirebbe invece un dialogo più fitto. Diretto, oppure filtrato, se è il caso. Ma, innanzi tutto, franco.