La procedura, già avviata, di autofallimento societario
trancia l’interminabile regno dei Matarrese sul pallone barese, diventando un
ideale spartiacque tra due epoche distinte. Ed è, soprattutto, un segno
tangibile dei tempi che cambiano. E delle situazioni che, fisiologicamente, si
rinnovano. Transitato un pezzo di storia, riemerge però dall’autoisolamento,
quasi magicamente, una piccola folla dimenticata. E’ la parte più larga di quei
settemila che tornano a frequentare il San
Nicola. A conferma di alcune verità: il momento è particolare e occorre il
sostegno di tanti, il ciclo nuovo è bisognoso di calore e ottimismo, la
politica di contenimento dei prezzi di ingresso allo stadio paga (gli introiti sono sempre quelli che sono, ma
– almeno – la gente risponde meglio: e, sostanzialmente, il club non ci
rimette). E anche questo amore ritrovato è un segnale robusto della
quotidianità che si evolve. Intanto, di fronte, c’è il Lanciano, squadra
compatta che sa mantenersi alta e, all’occasione, sa ripartire. E che si fa
pericolosa da sùbito, diverse volte. Il Bari prova a far girare il pallone, ma
fatica a salire e a gestirsi in fase di possesso. Con il tempo, tuttavia, il
match si fa più fisico, più ruvido. E gli abruzzesi sono più rapidi, più
diretti. Eppure, è proprio il Bari a passare: ci pensa, come accade spesso,
Ceppitelli. Incassato lo svantaggio, il Lanciano si confonde un po’,
cominciando a perdere palla, sicurezza e permeabilità. E’, fondamentalmente,
una partita recuperata in corsa dalla gente di Alberti e Zavettieri, che in
mezzo al campo non possono godere dell’apporto di Sciaudone, Romizi e
Delvecchio. E che, pure nella seconda porzione di gara, addizionano più
quantità e intensità. A dispetto della supremazia territoriale che i frentani
esercitano sino al novantesimo, senza peraltro approfittarne. Ecco: al di là di
scompensi antichi e moderni e delle esitazioni tipiche di un collettivo che sta
perseguendo la permanenza, il Bari sembra esserci, almeno con la testa.
Nonostante tutto quello che, attorno, sta accadendo. La squadra, cioè, è ancora
concentrata, salda mentalmente, motivata. Il gruppo sta reggendo: alle
pressioni dell’esterno, alle cattive notizie, all’indecifrabilità del futuro
prossimo, alle incognite di ogni giorno. E anche questi sono indizi pesanti.