mercoledì 26 marzo 2014

Il bastone e il fiore

Accettare la realtà del campionato e abbandonare l’élite del torneo, quello di quinta serie, é un esercizio amaro e indigeribile. E piegarsi alla cruda verità dei numeri, che sembrano proibire persino l’inserimento nella griglia dei playoff di fine stagione, é un’operazione costosa, mediaticamente parlando. Il Brindisi del girone di ritorno frana sui suoi stessi limiti: innanzi tutto di organico (sfibrato dalla serie robusta di infortuni, che finiscono per minimizzare la mediana e per minare le strategie del tecnico) e, quindi, caratteriali (conosciuti già ai tempi della gestione tecnica firmata da Ciullo e lievitati tra le mani di Chiricallo). Per questo motivo, del resto, il coach barese  era pesantemente intervenuto, nel corso della settimana appena trascorsa: argomentando, senza mezze misure, di un organico privo di tempra e di caratura, dunque inadatto ad un cammino di vertice. Avvalendosi, peraltro, del sostegno di patron Flora: già abbastanza chiaro, in passato, nell’analisi di un’annata compromessa prima del suo epilogo naturale. Analisi che, tra parentesi, rilancia con energia il concetto utilizzato per spiegare le ambizioni sbrecciate del Monopoli, tanto per fare un altro nome: senza un rendimento mediamente produttivo nei match lontano da casa, cioè, non si va da nessuna parte. Tornato, però, sull’erba di via Brin, il Brindisi recupera smalto e successo, sbarrando la strada al Manfredonia, avversario in controtendenza (fallimentare a casa propria, più convincente fuori). E, con la vittoria, riemergono pure termini più concilianti. Chiricallo (per sua stessa ammissione vicino alle dimissioni, immediatamente dopo la caduta di Marcianise) e Flora, davanti ai microfoni, si impegnano a recuperare, accarezzando il gruppo («Ci crediamo ancora», ammette il presidente) e scacciando alcuni malumori maturati all'interno allo spogliatoio. A pensarci bene, tuttavia, non è la prima volta che, in quest’angolo di Puglia, da settembre in qua, si rincorrono scudisciate e toni più morbidi e accondiscendenti. Il bastone e il fiore, per capirci. Probabilmente, è questo il percorso migliore per salvaguardare gli uomini che scendono in campo, gli equilibri interni e, contemporaneamente, la gestione del rapporto con la piazza e la tifoseria: a cui, meglio ricordarlo, non si possono nascondere le evidenze. Anche se, vista dall’esterno, quest’altalena di sentimenti potrà apparire bizzarra, umorale e piuttosto anarchica.