lunedì 6 febbraio 2012

Barletta, un punto di transizione

Ci sono un po' di novità, in organico. Sono il frutto della rivisitazione di metà stagione. E la digestione delle novità chiede tempo. Il Barletta, intanto, viaggia a Latina e raccoglie un pari. Non propriamente prezioso, ma niente affatto inutile. La classifica si muove, con lentezza. E le scorie del derby (con l'Andria) perduto di recente o di qualche risultato indigesto si allontanano di un po' di centimetri. La manovra, certo, è ancora incompleta: alla porta si punta ancora con esitazione, con discontinuità. L'ultima prestazione non va censurata, ma neppure esaltata: tuttavia, considerate le premesse, può andare. Prima di rituffarsi sul lavoro, dal quale la gente che tifa attende risposte, a breve termine. Del resto, l'ambiente vuole essere stimolato, trascinato, liberato da quella patina di insoddisfazione che vola bassa da qualche mese. Chiaro, non ci si reinventa all'improvviso: però, da adesso in poi il Barletta sarà obbligato a dotarsi di un calcio più propositivo, più incisivo, più credibile. In una parola, più produttivo. Senza del quale difficilmente si persegue l'obiettivo. Perchè, se è vero che la formazione di Cari continua a gravitare nell'orbita del gruppo di testa, è altrettanto vero che si avvicina l'ora dello sprint. In cui è lecito offrire qualcosa di meglio ed è necessario moltiplicare gli sforzi. Vivacchiare, ad un certo punto, potrebbe non bastare. Il traguardo non può passare esclusivamente attraverso le potenzialità del collettivo: piuttosto, serve la qualità. Non da sùbito, ma quasi. Due settimane, diciamo: vanno bene?