mercoledì 29 febbraio 2012

Violenza sul Foggia, la temperatura si alza

Casillo, presidente ruvido e sfastidiato, interrompe i rapporti con la città che respira calcio. Scegliendo attentamente i tempi, come sottolineavamo. La tifoseria, soprattutto quella organizzata, non gradisce. E, già sufficientemente insoddisfatta dal momento storico che vive il Foggia e da un campionato anonimo, insorge. Fischi, urla e cattive parole: dalle tribune, nel corso del match disputato (e regolarmente perso) di fronte alla Tritium, arriva di tutto. Lo Zaccheria sembra terra straniera. E infida: ma non solo per la scarsa produttività delle partite consumate sull'erba di casa. La contestazione avvolge il club, ma finisce per travolgere pure la squadra. Che, forse, si smonta. E, certamente, si rinzela. Molti protagonisti del campo, innanzi tutto i più giovani o i meno temprati (o, se preferite, quelli meno dotati di personalità) ascoltano, subiscono e soffrono in silenzio. Qualcun altro (il portiere Ginestra, che peraltro si addossa molti demeriti della sconfitta) si ritaglia qualche attenuante, dichiarando il disagio. Rigettando disapprovazione e insulti. Legittimamente, da un certo punto di vista. E ingiustamente, da un altro: perchè contestare non è sempre vietato, in questo Paese. Al di là del fatto che l'atmosfera creatasi attorno alla formazione di Stringara non accelera il processo di maturazione del gruppo: ostacolandolo, persino. Quello che accade tre giorni dopo il rovescio, però, è molto più grave. Gli allenamenti riprendono e, sul campo di Ordona, si riversano una quarantina di sostenitori particolarmente agitati. Questa volta partono schiaffi, calci, pugni: Ginestra, così, deve ricorrere alla cure sanitarie. Gesto vile, che racconta di una situazione abbondantemente incancrenita. E che rischia di corrodere definitivamente tutti gli equilibri precari sui quali il Foggia prova da tempo a muoversi. Così non va. Ed è il momento di risolvere gli attriti. Andandosene, chi può: e senza accusare la stampa, operazione di comodo. Perchè le premesse per ricucire lo strappo non ci sono più. E cominciando a separare fatti e situazioni, chi tifa. Anche perchè, alla fine, la cattiva gestione di certi passaggi finisce per abbattersi su chi resta. Cioè sull'ambiente, quindi sulla gente.