venerdì 24 febbraio 2012

Quando il potere non distingue. E non rispetta

Se il club non può stipendiare i suoi dipendenti o sovvenzionare una trasferta molto particolare come quella di domani, a Terni, oppure un ritiro un po' più lungo del solito, può persino accadere che ci pensi la gente. La gente comune, il tifoso. O un'associazione che raggruppa un po' di incrollabili appassionati, di inguaribili malati. A Taranto è andata proprio così. Dalla colletta di Tarantosupporters sono sgocciolati undicimila euro. Girati prontamente alla squadra, rifugiatasi a Pomezia per preparare lo scontro diretto con la capolista (vincendo il match, il discorso si riapre, nonostante tutte le penalizzazioni, passate e future). In cambio, però, patron D'Addario rinuncia ad esibire sulle maglie il marchio dello sponsor ufficiale (se stesso), piazzando al suo posto il logo RespiriAMO Taranto. Lo slogan possiede un messaggio doppio: d'amore, per l'espressione calcistica della città, ma anche per il territorio, storicamente angustiato dalla cattiva politica ambientale. Ma, quando è tutto deciso, arriva lo stop della Lega Pro: vietato esibire contenuti a sfondo politico, dice il regolamento. In teoria, pensandoci bene, la restrizione non giunge inattesa. Ma, in pratica, il divieto non regge. Perchè, se la politica c'entra (e c'entra), il discorso si fa più propriamente sociale. E va al di là delle prime apparenze. A noi, onestamente, sembrava una buona idea. Una di quelle che non risolvono la questione e che, di fatto, non smuovono le coscienze (ci vuole altro, purtroppo). Ma che aiuta, se non altro, a pensare. A riflettere. Un esercizio che non piace a chi non è abituato. E a chi detiene un potere. Che, proprio dal pensiero, è sempre osteggiato. E, talvolta, rovesciato. Il Taranto, a Terni, non potrà vestirsi con quella maglia. Ma è un'occasione persa. Per la città, ovviamente. Per chi ci vive. Per la stessa tifoseria bimare: una buona frangia della quale è attenta al concetto di qualità della vita in un'area aggredita dalla grande industria. Per Tarantosupporters, che aveva partorito l'iniziativa. Ma non per la Lega Pro, evidentemente. Che ha interpretato il regolamento: senza guardare oltre. Senza approfondire. Schivando ogni responsabilità, ma anche qualsiasi criterio di buon senso. E' quello che succede puntualmente quando chi detiene un potere o esercita un controllo non raccoglie, non decodifica, non comprende. Quando la visione più ottusa delle cose offusca il sentimento di solidarietà sociale. Quando il vertice non distingue, non analizza, non si sofferma sui dettagli. Quando l'intelligenza tramonta nel mare delle convenzioni, delle regole scritte e delle norme da interpretare. Quando il Palazzo (del calcio o della politica) si conferma per quello è: un generale che non conosce i problemi della base. Un re che non rispetta le esigenze dei suoi sudditi.