sabato 18 febbraio 2012

E, alla fine, parlò Casillo

E, alla fine, parlò Casillo. Con veemente franchezza. Colpendo qua e là, anche duramente. E scegliendo i tempi: perchè le parole non piovono sempre a caso. Ma, talvolta, in coda ad una fase di studio. Parole che, a Foggia, finiscono per deflagrare. E anche per deturpare l'apparente armonia recuperata dall'ambiente con l'ultimo successo, quello di domenica a Viareggio. Rischiando, oltre tutto, di aggredire alle radici pure la serenità della squadra, che della solidità di un club e di certi equilibri vive. Il risultato minimo (la salvezza) è, però, virtualmente raggiunto: questo Casillo lo sa. E il coltraccolpo eventuale può essere attutito. Quindi, sbotta in conferenza stampa. Proprio perchè le parole, certe volte, non piovono a caso. Allora: la città è fredda, insensibile agli sforzi di chi gestisce oggi il pallone. E Zeman è un traditore. Il progetto, partito con lui, si è svilito con la partenza del tecnico verso Pescara, in estate. E, senza il boemo, che fa guadagnare tanti soldi con la valorizzazione dei più giovani, è praticamente impossibile rifinire la programmazione. Cioè, continuare. Anche perchè, da solo, il patron non potrebbe garantire la sopravvivenza della società per molto tempo ancora. Eppure, dice, il Foggia è sano. Dunque, appetibile. E vanterebbe persino dei crediti, reali (contributi federali) e ipotetici (indennizzi). Come a dire: prima che tutto peggiori, ecco il Foggia senza ombre. Basterebbe, così, l'intervento di qualche imprenditore. Una ventina, non di più. Ognuno dei quali sarebbe chiamato a erogare un contributo sostenibile: diciamo cinquantamila euro. Evidentemente, al di là delle argomentazioni brusche, questa è la prova che al progetto Casillo continua a crederci, nonostante tutto. Venti volontari, comunque, sono parecchi: a Foggia e, soprattutto, di questi tempi. Con Casillo ancora dentro, poi. Perche, detto per inciso, il presidente non riscuote unanime simpatia, in Capitanata. Già da un po'. Contemporaneamente, però, l'intervento del numero uno finisce per sminuire il lavoro di Peppino Pavone. Se, senza Zeman è un'altra cosa, a poco è dunque servito l'impegno del diesse. Uno che, da sempre, crede nei giovani e opera con i giovani. Casillo, è chiaro, non lo dice: ma il messaggio che passa è questo. Anzi: a pensarci bene, la conferenza stampa è l'ammissione implicita di una sconfitta. Di un fallimento. Il fallimento di un progetto nato poco più di un anno addietro: un progetto che, solitamente, deve poter prescindere dai nomi e dai cognomi. Affidandosi unicamente alle idee.