giovedì 9 febbraio 2012

Tra una penalizzazione e l'altra

La prima penalizzazione, attesa da tempo e già metabolizzata, sta arrivando. Questione di ore. Due punti in meno, però, non intralceranno i progetti e i desideri del Taranto: la squadra è concentrata verso l'obiettivo dichiarato, malgrado tutto. Un obiettivo che si chiama serie B. Non mancheranno impegno e grinta: lo garantisce chi scende in campo, davanti e pure lontano dai microfoni. L'assalto alla Ternana e, quindi, alla promozione diretta continua. Anche se l'ultima trasferta, quella di Viareggio, sembra aver contenuto un po' di entusiasmi. Perchè il risultato (zero a zero) si trascina irritazione e quesiti (il gol, annullato, di Guazzo era regolare, oltre che scenograficamente interessante). E perchè, di fatto, la frenata degli umbri, a Carpi, non è stata monetizzata al meglio. Pazienza, si guarda avanti. Anzi, un gradino dietro. Anche se, poi, dopo la penalizzazione il disavanzo si amplierà, attestandosi sui tre punti. Quella che, invece, faticherà a essere digerita è l'eventuale seconda penalizzazione: la società ha tempo fino al quattordici febbraio, per coprire costi di gestione e soddisfare le scadenze amministrative. Pochi giorni, a fronte della difficoltà di reperire contante. Lo scenario si fa, ora dopo ora, sempre più inquietante: soprattutto perchè neppure il coinvolgimento dell'amministrazione comunale e, in seconda battuta, della realtà industriale ed imprenditoriale cittadina, sembrano aver assicurato la tranquillità. La cifra delle donazioni (ottocentomila euro, se tutto va bene) e quella utile ad appianare la questione (un milione e mezzo) sono lontane. Oltre tutto, lo scambio (i soldi per la qualità delle vita) o l'indennizzo alla base della trattativa tra il comune e la locale raffineria è un'operazione che (giustamente) non convince quanti sono capaci di guardare al di là delle cose. E delle facili convenienze. Circumnavigando il punto di vista più puramente calcistico, invece, il silenzio del club un po' stupisce e molto infastidisce. Ma certi silenzi, da via Martellotta, sono ormai un'abitudine tra le tante, in riva ai due Mari. Dove si rschia di svendere, per il pallone, anche i diritti sociali: obbligando una comunità a cedere un futuro ambientale più sostenibile per sovvenzionare un bene pubblico (l'AS Taranto) che è pur sempre gestito da privati. Scusateci, ma qualcosa non quadra.