giovedì 19 aprile 2012

Bisceglie, la gioia della D

Un'altra promozione. In D. La seconda, nella stessa stagione. E' quella del Bisceglie, che varca la porta passando per la Coppa Italia: la competizione tricolore, si sa, nel panorma dilettantistico non è solo visibilità e occasione da palmarès. Ma anche beneficio tangibile. Dietro al Monopoli, in campionato. E davanti al Monopoli, nel torneo collaterale. Quindi, alle finale nazionali: dove la formazione allestita da patron Canonico e affidata in corsa a Nicola Ragno, uno specialista in salti di categoria, supera prima il Soverato, poi il Termoli e, infine, il Pisa (il vecchio Pisa, lo Sporting Club, quello della serie A): dribblando l'ostacolo ed evitando anche la coda dei playoff del torneo principale. La sida decisiva, quella del Flaminio di Roma, non è agevole: soprattutto per lo spessore dell'avversario. Comincia molto bene (neroazzurro stellati sùbito in gol, doo soloi tre minuti di gioco) e prosegue con qualche rischio. I toscani pareggiano, in apertura di ripresa. Ma Moscelli (attivissimo, sgusciante, utiulissimo) e soci trovano il sigillo della festa nell'ultima porzione dell'incontro. Ribadendo, anche a chi non vuole ammetterlo, la bontà del livello medio del campionato di Eccellenza pugliese: senza dubbio alcuno, tra i più competitivi della penisola. E la convenienza (purtroppo o per fortuna, è così) di allestire organici importanti (e dispendiosi) pure negli inferi della sesta divisione nazionale. Dove il professionismo alberga da sempre, a dispetto dello status ufficiale. E dove, nei fatti, comincia la pianificazione: che il Bisceglie, per una questione di appetiti e di blasone, sta perseguendo. Ben conoscendo quello che lo aspetta: finiti gli entusasmi, restano le spese. E i campionati che verranno non potranno essere recitati senza ambizioni: lo sforzo, questo primo sforzo, diventerebbe inutile. Fine a se stesso.