sabato 7 aprile 2012

Il nemico viaggia alla testa del Bari

E, mentre l'indagine sul calcioscommesse promette di infierire sul Bari, c'è pur sempre un campionato che pulsa. Senza episodi clamorosi, per la verità: perchè la formazione di Torrente continua a comportarsi come ha sempre fatto. Punti (tanti punti) in trasferta, come i tre raccolti anche a Pescara la settimana passata, e timidi pareggi (quando va bene) sull'erba di casa (ieri ha beneficiato del risultato il Grosseto). Quanto basta per garantirsi ancora la posizione di rincalzo ai playoff, che peraltro Stoian e soci non raggiungeranno mai (la concorrenza avanza, la penalizzazione incombe). La nota più evidente del venerdì, però, sorge fuori dal rettangolo di gioco. Sugli spalti, più precisamente. Dove la curva tradizionalmente più calda canta l'odio per i rivali di sempre (il Lecce), deridendoli. Dimenticando che proprio alcuni rappresentanti dell'universo ultrà adriatico sono accusati di aver addomesticato alcuni risultati dello scorso torneo: prospettando una sconfitta alla loro squadra in cambio di vantaggi personali. E che una delle partite nel vortice del dubbio è proprio quella con i salentini, regolarmente persa. Dagli altri settori del San Nicola, così, si leva una protesta accorata. Sincera. Rumorosa. Non verso la squadra. Non verso la società, il bersaglio ideale di sempre. Ma proprio verso quello spicchio dello stadio. Ora troppo diviso per mirare all'obiettivo del recupero di una dignità scalfita. Sono i segni di una fede perduta (da alcuni). Di un calcio in agonia. E di una città calcisticamente confusa. Il nemico, diceva qualcuno, viaggia sempre alla tua testa.