lunedì 30 aprile 2012

Lecce, stop che fa male

Un punto in meno del Genoa (trentasei contro trentacinque) è un particolare che fa ingolosire. Tanto quanto la considerazione che l'avversario più diretto per la salvezza naviga in una cattiva condizione psicologica. La sconfitta dei liguri nel matinée di Bologna, poi, è una notizia gustosissima. Ma il Lecce, sull'erba di casa, incrocia il Parma e perde l'occasione per effettuare il sorpasso. O, quanto meno, per agganciare la formazione appena affidata a Gigi Di Canio, un ex. Due a uno, vincono gli emiliani. La gente di Cosmi, nel match più importante del mese, si scopre un po' usurata, stanca. Sprecando il secondo impegno interno di fila (a via del Mare, sette giorni prima, era passato anche il Napoli). E capisce di dipendere direttamente dalla sagacia tecnica dei suoi big, come Muriel (è in evidente calo). La rincorsa, in realtà, sembra aver fiaccato un po' il gruppo: e questo ci sta. Ma la flessione complessiva, nel momento più delicato, finisce per logorare l'entusiasmo recuperato. Alla vigilia, oltre tutto, di un impegno infrasettimanale (mercoledì si va in casa della Juve che vede nitidamente lo scudetto) assolutamente proibitivo. E in virtù, peraltro, di un calendario leggermente più pesante di quello genoano. A tre turni dallo stop, però, i conti valgono poco. Necessitano, piuttosto, tutte le risorse: soprattutto quelle mentali. A microfoni aperti, immediatamente dopo la partita di ieri, il coach si è lamentato della mancanza di convinzione della prima frazione di gioco, di un tempo regalato, di un atteggiamento scarsamente aggressivo. Grave, a questo punto del torneo: in cui le motivazioni e il coraggio sopperiscono alle lacune di una stagione intera.