mercoledì 9 maggio 2012

I difetti di personalità sgambettano il Barletta


Malgrado le incertezze, i fastidi e le debolezze, la stagione sembra salva, a pochi istanti dalla conclusione del match. Il Barletta, in Emilia, vince: ed è esattamente quel che deve fare. Il Piacenza, già condannato ai playout, non può pretendere molto di più. E la Cremonese, concorrente diretta della formazione di Nello Di Costanzo nella rincorsa all'ultima piazza disponibile dei playoff, pareggia a casa propria con il Sud Tirol. Passaporto guadagnato, dunque. E, invece, no. Il doppio sigillo di Franchini diventa, all'improvviso, inutile. Quarantaseiesimo, il Piacenza spinge e penetra: due pari. E il campionato, per Mazzeo e soci, è già finito. Nella maniera più grigia: perchè la lotteria degli spareggi è sempre stato un obiettivo perseguibile. Anzi, naturale per un collettivo di spessore tecnico come il Barletta. La qualificata compagnia ai vertici della classifica (molti bocciati, tanti delusi) non era e non è, peraltro, un'attenuante: il campionato, alla stesura dei conti, è imperfetto, zoppo. Insoddisfacente. Ci attendevamo sinceramente di più: ma nè la versione targata Cari, nè quella successiva, hanno saputo dotare la squadra di quella disinvoltura e di quella autorità per raggiungere l'obiettivo. Bei nomi, poca sostanza: non sempre, ma molto spesso. Troppe prestazioni lacunose: per intensità, per lucidità. E diffuse sofferenze tattiche: nella prima parte del torneo, innanzi tutto. Anche se poi, alla fine, tattica e impegno non sembrano aver inciso più di tanto. Perchè a Piacenza, così come in altre occasioni, il Barletta sembra crollato, a traguardo praticamente raggiunto, per una questione puramente caratteriale: mancanza di personalità, si chiama. Che la tecnica di base e il grande equilibrio della competizione non sono riuscite a mascherare. Nè in inverno, nè a maggio.