lunedì 14 maggio 2012

Lecce, scalata incompiuta

L'incubo si fa realtà. L'ultimo chilometro è il più deprimente. Si va a Verona, in casa del Chievo: e il Lecce, dopo aver sfiorato il successo con Di Michele e poi con Giacomazzi, cade. Ma, in fondo, neppure il successo si sarebbe rivelato utile: perchè il Genoa, contemporaneamente, piega il Palermo. Il salentino Miccoli, del resto, è infortunato: e non può supportare l'offensiva dei siciliani, che aiuterebbe più o meno indirettamente la gente di Cosmi. Verdetto scritto dalla classifica configuratasi prima dell'ultima fatica e ribadito dai novanta minuti finali: Genoa ancora in A, Lecce in B. Retrocessione amara, come e più di altre, e rincorsa vana: sfiorita al momento della definizione. Davanti all'obiettivo, cioè. Onore alla squadra, però. E al suo condottiero. Che possiedono il merito, almeno, di averci creduto (o, almeno, provato) sino al novantesimo della trentottesima partita. E che cedono con la fierezza di chi è convinto di aver resistito stoicamente all'ineluttabilità degli eventi. Rinsaldando le posizioni di quanti rimpiangono la tardiva assunzione del coach perugino, il vero motore di quella che, tuttavia, va considerata una scalata incompiuta. Cosmi, a proposito, esce professionalmente rivalutato dall'esperienza maturata in Puglia. E non sarebbe male pensare ad una rifondazione allestita attorno al suo nome. Al di là di quanto, domani, potrà accadere (il club, teoricamente, dopo aver sofferto la caduta in B, rischia parecchio anche in ambito giudiziario, per il caso calcioscommesse). E, ovviamente, al di là di quello che sarà dell'assetto societario. Che, oggettivamente, potrebbe essere condizionato dagli accadimenti: del campo e di fuori dal campo. La retrocessione, intanto, è il dato che, più di ogni altro dettaglio, emerge da una stagione nata tra le difficoltà, proseguita nello scoramento e rivalutata tardivamente: in cui il Lecce ha finito per pagare il basso budget destinato in estate al rafforzamento della squadra. Un particolare che, peraltro, costerà ancora di più, l'anno prossimo: la serie B, del resto, garantisce molti meno introiti del campionato maggiore. E, oltre tutto, la società si ritrova all'improvviso meno appetibile. Gli eventuali compratori, nel migliore dei casi, ci penseranno dieci volte, prima di formulare un'offerta. E, infatti, della chiacchierata famiglia Tesoro non si parla neanche più. Facile capire il perchè.