lunedì 7 maggio 2012

Il Martina si riprende la C


Tutto in un pomeriggio. Senza appello. E senza sconti. Per nessuno. In un pomeriggio che vale, questa volta per davvero, una stagione. Una stagione di insidie, di battaglie, di sacrifici. Di errori e di risalite. Di pagine splendenti e di scadimenti improvvisi. Martina e Sarnese sono lì, a scrutarsi, a squadrarsi. A fiutare le debolezze dell'avversario, ad approfittare della giocata che fa la storia. I campani due punti avanti, a novanta minuti dall'epilogo del campionato. E la gente di Bitetto ad inseguire leadership finale e serie C. Il calendario si è divertito, poi: lo scontro frontale è proprio all'ultimo chilometro. Dal quale, comunque vada, uscirà il nome vincente. Ci ha aggiunto del suo anche la giustizia sportiva, squalificando il Tursi, che avrebbe dovuto contenere il pubblico delle occasioni speciali. E, allora, si ripiega sul green di Bitonto, sede neutra senza cornice di passione e colori. Porte chiuse. Anche se c'è una piccola folla che governa la tribuna: cento operatori dell'informazione accreditati sono la dimensione numerica di un'attesa, di un evento. Che la Sarnese affronta molto meglio, sin dal primo minuto. Mentre il Martina, contratto e sfilacciato, pensa soprattutto a cautelarsi, ripiegando su una manovra di rimessa sbiadita, perchè affidata a lanci lunghi privi di sostanza e di logica. I salernitani si fanno preferire, anche per lo spessore delle occasioni create: il dominio della mediana, del resto, è prerogativa della gente di Pirozzi. Non convince, il rombo disposto a centrocampo da Bitetto: Basile, decentrato, non può organizzare il traffico. E De Tommaso, a ridosso delle punte, non beneficia di nessun lavoro di sponda. Ma, come accade nei momenti importanti di ogni torneo, decidono sempre gli episodi. La svolta ariva in apertura di ripresa: Amodeo viene atterrato e Picci trasforma dagli undici metri. Gli ospiti, oltre tutto, si ritrovano in inferiorità numerica (fuori Panini). La Sarnese reagisce (anche discretamente), ma non sfonda. Invece, malgrado il vantaggio raggiunto, il Martina si innervosisce (cinque ammoniti in una manciata di minuti), confermando il proprio stato di disagio. Amodeo fallisce un'opportunita irripetibile per raddoppiare, ma più tardi si fa perdonare, raddoppiando in coda ad una nuova ripartenza. Sembra fatta, per Gambuzza e soci. Ma c'è ancora da soffrire. Proprio il capitano causa il penalty che riapre la partita a tre minuti dalla fine, ristabilendo la parità numerica in campo. Finisce dopo sei minuti di recupero: due a uno, il Martina torna a varcare la soglia del professionismo, timbrando la quarta promozione di fila. Dalla Prima categoria alla C2, in quarantotto mesi. Travolgendo molti ostacoli. Ottimizzando i tempi (il risultato previsto arriva con due stagioni di anticipo). Giocando spesso un buon calcio. E, talvolta, cadendo nella fossa di un match controverso: come ieri, se vogliamo. Comunque, viaggiando quotidianamente nel solco della programmazione societaria. Che, adesso, cederà il passo ad una nuova pianificazione. Da affidare ai soliti soci e, magari, a qualche altro cognome di supporto. Soprattutto se, come sembra, il vicepresidente Favia cambierà quartiere. Intanto, però, la festa è qui. Ed è una festa che attende pure chi, allo stadio, quest'anno - e neppure l'anno scorso e quello prima - non si è mai visto. Ma, forse, il professionismo può lenire certe ferite. E azzerare certe resistenze politicosociali di provincia.