venerdì 27 settembre 2013

Il Manduria e il giovane Enoch

Il pallone è come la quotidianità di noi tutti: per riciclarsi, o solo per continuare a pulsare, oppure – assai più semplicemente - per galleggiare, necessita di stimoli sempre nuovi, di soluzioni estreme e, magari, di effetti speciali. Tutti ingredienti che, lo sappiamo, si amalgamano bene allo stile di vita due punto zero. E poi il calcio è un mondo globale. Dove l’emulazione è un marchio depositato ormai da tempo. E così, anche nei quartieri meno nobili si vive, sempre più spesso, tra vetrine e sindrome da glamour: ma, se il palcoscenico dei grandi attrae, qualcuno dovrà pure rincorrerlo. E’ tutto scritto, quindi. Ecco l’ultimo caso: il Manduria si è affezionato ad un’idea meravigliosa, quella di scrollarsi l’anonimato in cui si è arenato da anni e di arrampicarsi verso la visibilità. Partecipa al suo secondo campionato di Eccellenza, dopo aver seriamente rischiato di essere lasciato fuori, per questioni puramente economiche. Gianluca Fiorentino, imprenditore arrivato da Cavallino in piena estate, ha rilevato il titolo e, dice, anche un po’ di debiti, cancellando al fotofinish la paura e rilanciando il progetto. Che prevedeva il potenziamento dell’organico (i lavori sono tuttora in corso), una salvezza tranquilla (teoricamente più che possibile, adesso) e la costruzione delle fondamenta per pianificare il ritorno in D, dove il calco manduriano ha soggiornato a lungo, in passato. Malgrado il momento economico niente affatto favorevole e, dettaglio da non trascurare, la sopraggiunta inagibilità parziale dello stadio Dimitri, ormai aperto per pochi intimi (duecentocinquanta: pochi, per una piazza tradizionalmente calda come quella jonica). Un vero e proprio ostacolo, quest’ultimo: che prima ha rischiato di spedire il Manduria sul campo di Maruggio e poi di provocare il black-out (Fiorentino aveva formalizzato il proprio disimpegno, per poi ritrattare quarantott’ore dopo). Scavando, comunque, un solco di freddezza tra il club e l’amministrazione comunale. Dunque, progetto salvo. Recuperate le energie, anzi, il presidente sembra aver consolidato il programma: continuando ad operare sul mercato, a torneo già avviato. E disegnando successive strategie. Gli effetti speciali, appunto. Come Enoch Barwuah, un coloured che, presentato così, dice poco. Invece, il ragazzo è fratello di sangue di Mario Balotelli, ovvero l’artigliere più chiacchierato del momento. Almeno in Italia. Non avrà, Enoch, gli stessi colpi, lo stesso talento della prima punta della Nazionale: ma, a modo suo, anche lui possiede il sacro fuoco, dentro. Che lo ho fatto transitare, senza troppi successi, nell’arco di pochissimi mesi, attraverso diverse situazioni, un po’ ovunque (l’ultima avventura si è consumata a Malta, nel Qormi). Non è, evidentemente, un tipo facile, il ragazzo. E la rincorsa alla notorietà, cioè all’emulazione, probabilmente non lo aiuta neppure. Come il Manduria, anche Enoch cerca visibilità. Che, ovviamente, il club tarantino ancora non può garantirgli: l’Eccellenza pugliese è pur sempre l’Eccellenza pugliese. La trattativa tra il club e il giocatore, dunque, dopo diversi giorni di confronto, si è arenata definitivamente: notizia di oggi. Nonostante il presidente abbia deciso di mettere a disposizione dell’attaccante ingaggio (sostanzioso, immaginiamo), villa con piscina e auto dotata di autista. Niente male davvero. Fine della storia. Ma il progetto del Manduria non si arresta qui. E, chissà, altre iniziative fioriranno. Meno glamour, speriamo. Perché l’Eccellenza, da queste parti, è un campionato vero. Dove si veleggia con giocatori di categoria, che conoscono la realtà e le insidie del campionato, ma anche degli ambienti in cui si misurano. Un campionato sommerso, certo. Ma che reclama solidità, concretezza: anche estro, se serve, ma non fumo. E neppure figurine da collezionare.