domenica 27 ottobre 2013

Bisceglie e Manfredonia, ombre e chiarori


Oggettivamente, il momento del Bisceglie è delicato. E il cambio di panchina (ancora recente: Favarin per Francesco Bitetto) sembra non aver ancora del tutto guarito i problemi di un gruppo accreditato sin dall’avvio di buone chances, ma immediatamente arenatosi nelle complicazioni di percorso (una su tutte: la tenuta dei novanta minuti), a neppure un quarto di stagione. E neanche il momento del Manfredonia è propriamente florido: e non solo per una questione di continuità (la sensazione è che squadra di Cinque potrebbe puntare a qualcosa in più, se magari sfruttasse meglio gli impegni sul proprio terreno di gioco). Il derby del Miramare, anticipo televisivo del sabato, pur promettendo di chiarire qualcosa, fallisce sostanzialmente il compito. E, anzi, rafforza certe convinzioni: Bisceglie e Manfredonia vivono di ombre e chiarori, di slanci genuini e involuzioni improvvise. Sipontini e stellati, in coda a novanta minuti disomogenei, si dividono tempi e spazi, opportunità e reticenze: prelevando dall’erba sintetica un punto ciascuno. Che deve obbligatoriamente sanare la fame di tutti. Si parte: e il Bisceglie ci mette più personalità, più geometrie. Le ripartenze funzionano e tengono i padroni di casa lontani dalla porta di Iurlo. Il sigillo del vantaggio, anzi, è meritato. Il Manfredonia è un po’ sfiatato e manovra con impaccio: capisce, però, che intensità e quantità possono aiutare. Il pareggio, maturato proprio in apertura di secondo tempo, sovverte di fatto molti equilibri: rinvigorendo i dauni e sgonfiando gli ospiti, ormai in difetto di lucidità. Poi, Portosi ne approfitta e inganna Iurlo: rimonta completata. Il Manfredonia, però, non regge. E il Bisceglie si affida all’orgoglio e alle finalizzazioni di Titone (due gol per lui). Eppure, è proprio la gente di Favarin ad aprirsi (più volte) e consegnarsi al rischio di perdere una partita in cui finisce per concedere tanto. Alla fine, è due a due: senza troppa allegria. Ed un pareggio che non argina le apprensioni e che neppure risolve i quesiti: rimandando a nuovi collaudi.