Cinque gol ad Ascoli diradano
le nuvole. E si accodano ai punti raccolti da quando, in panchina, c’è Lerda.
Il Lecce cresce: risultati e calcio prodotto confermano. Il fondo della
classifica è decisamente più distante. I quartieri più nobili del campionato un
po’ più prossimi (si viaggia appena una lunghezza sotto). Chiaro: adesso, nel
Salento, sarebbe persino logico sbirciare spudoratamente verso i playoff. Ma,
forse, per il momento sarebbe pure meglio non pensarci troppo: in attesa che
Bogliacino e compagni acquisiscano un passo definitivamente deciso, regolare.
In attesa, cioè, delle conferme che servono. Intanto, però, l’ambiente si è rasserenato
un po’. Ritrovando tonicità, smalto, respiro. Il successo di domenica,
peraltro, spinge a credere che il periodo più buio sia ormai sorpassato. E a
constatare che la squadra sta cominciando a capire se stessa, a fidarsi delle
proprie potenzialità. I punti, lo sappiamo, aiutano a carburare meglio: ma è
anche vero che il Lecce, ora, sa cosa fare sul campo. Prendendo iniziativa,
soprattutto. Ovvero, cercando di costruirsi da solo il destino che l’attende. Ad
Ascoli, certo, sono due penalty di sèguito ad aprire la strada, che nel frattempo
si fa insostenibilmente angusta per l’avversario. Ma la formazione di Lerda
possiede il pregio di non confondersi e di non smarrirsi, come in passato.
Dimenticando i suoi indisponibili (Miccoli, Sacilotto, Perucchini, Bencivenga)
e riscoprendo Bogliacino, che firma una prestazione convincente. Come Zigoni,
del resto. Il 4-2-3-1, sintetizzando, funziona meglio di altri moduli provati
in precedenza. E, dunque, il coach comincia seriamente a solidificare il suo
progetto tattico. Assolutamente determinante, una volta che gli atteggiamenti
giusti sembrano recuperati. Possibilmente, per sempre.