Le più titolate indugiano. Il
Taranto non sa più vincere e, sotto la spinta emotiva di una nuova delusione,
si libera di coach Maiuri. Il Bisceglie (che, comunque, con Favarin in panca
torna al successo) è ancora attardato. Il Matera, pur reagendo alla prima
caduta stagionale, contabilizza quattro gol al passivo in una sola settimana. La Turris, sin qui mai
seriamente fiorita, si schianta a Marcianise, nel match che dovrebbe soppesarne
la raggiunta maturità. Il Brindisi passeggia su quel che resta del Nardò in campo neutro e si
regala un po’ di regolarità nel passo, ma deve crescere ancora. Il girone
appulocampano di serie D è questo: piaccia o no. Non c’è, del resto, una realtà
come l’Ischia della scorsa stagione, ad esempio. E, allora, se ne avvantaggia
il Marcianise, neopromossa di sostanza che non sbaglia praticamente nulla.
Puntando sul collettivo e sul suo buon umore. Quel Marcianise che nessuno
sospettava di dover temere. E che un po’ ricorda il Gladiator di un anno fa. Infine, c’è il
Monopoli, un’altra big che potrebbe
scrollarsi gli ultimi torpori e sbocciare definitivamente, inserendosi sulla
scia della capolista inattesa. Basterebbe sbarazzarsi - in casa, nel posticipo
- della Puteolana, titolare di una classifica dimessa. Cioè, conquistare il
terzo risultato pieno di fila. Ma anche la formazione curata da De Luca sbanda
un’altra volta, sconfessando il progetto. Finisce zero a zero, l’occasione è
sciupata. E non serve neppure criticare la ruvidezza dei campani, scorbutici,
smaliziati (anche i suoi under
appaiono decisamente scafati) e oggettivamente fallosi. No, anzi: la Puteolana si disegna la
sua gara e la porta avanti sino in fondo, malgrado l’inferiorità numerica
maturata già nella prima frazione. Resistendo con dignità e decisione anche
alla maggiore pressione monopolitana, esercitata nel quarto d’ora che segue
l’intervallo. E poi la formazione di Potenza non si rifugia in trincea, ma
pensa persino a qualche ripartenza tutt’altro che formale. Sono, piuttosto,
proprio Lanzillotta e soci a creare problemi a se stessi. Il Monopoli è pigro,
contratto, arruffato. Si lascia irretire dall’avversario e, quando il tempo
comincia a scorrere, trova pochi metri quadrati in cui esprimersi. Ma,
soprattutto, non approfitta dei vantaggi che, dal punto di vista tattico, la Puteolana – sistemata
con un centrocampo a rombo, quindi molto raccolto – gli offre. La gente di De
Luca, cioè, va ad intasare gli spazi centrali, già abbondantemente coperti dai
campani, rinunciando ad allargarsi. Certe gare si possono vincere sulle corsie
esterne: invece, niente. Qualcosa di più e di meglio arriva, appunto, agli
albori della ripresa: prima che gli spazi si attoglino rigorosamente. Ancora: a
fronte di una sola punta da sorvegliare, la linea difensiva rimane ancorata
alle quattro pedine di partenza. E, magari, neppure questo particolare aiuta.
Ma tant’è: certe partite nascono così, sono segnate. Di sicuro, però, così come
il Brindisi o la Turris,
come il Bisceglie o lo stesso Matera (del Taranto non parliamo nemmeno), anche
il Monopoli non sembra ancora pronto a sostenere un serio dialogo al vertice.
Lo dicono i numeri, ma lo dice soprattutto il gioco.