Aldo Papagni è uomo quieto, di buon senso. Un
psicologo, ancor prima che un gestore tecnico. Un amico, prima ancora che un
condottiero. E persona saggia: che allena gli uomini, ancora prima che i
giocatori. Quanto di meglio, cioè, per rilevare il compito di Enzo Maiuri e per
provare a risollevare il Taranto, nove punti in sette partite, morale bassissimo,
ambiente già in fermento. Ascolta la proposta, risolve il contratto che lo
legava dalla scorsa stagione al Sorrento, accetta la sfida e ritrova una piazza
che ha già avuto occasione di amarlo e che lo ama ancora (una promozione dalla
C2, sette anni fa): arrivando quasi a metà settimana. Giusto in tempo per
capire quello che serve, psicologicamente e tatticamente, alla squadra che
arriva da tre delusioni cocenti di fila e che affronta, nell’anticipo del
sabato, un avversario sdrucciolo come la Puteolana di Potenza. Il coach biscegliese,
allora, deve strettamente affidarsi alle intuizioni. La prima, la più
importante: continuare a blindare la linea difensiva, però
senza dimenticare di sviluppare la fase di possesso. Approfittando, il più possibile, dell’immenso
potenziale offensivo dell’organico. L’approccio alla seconda esperienza in riva
ai due Mari, tuttavia, è brutale: quaranta secondi appena e Puteolana in
vantaggio. Roba da ammazzare un gruppo già sufficientemente provato e, dunque, insicuro.
E, invece, no. Il Taranto reagisce. Perché è vivo. Ed è dinamico. Adesso,
Mignogna e soci cercano e trovano la profondità. E poi lo svantaggio appena
sofferto solletica l’orgoglio di under
e over. Dopo venticinque minuti di
dominazione assoluta arriva il pari (il discusso Ciarcià colpisce
indisturbato): giusto così. Il sacro furore, da qui in avanti, si placa:
eppure, la squadra appare molto più cerebrale del recente passato. Tenere il ritmo
di gioco molto alto è difficile: ma il Taranto fa sempre qualcosa in più (e di
meglio) dell’avversario. Che, tuttavia, si procura un penalty, sbagliandolo.
Dagli undici metri, piuttosto, non fallisce Molinari, poco più avanti. Sembra
il sigillo definitivo su un successo beneaugurante ed incontestabile: però,
proprio a recupero inoltrato, i campani rimediano il due a due finale. Che
sinceramente, alla gente di Papagni stona un po’. Un punto è poco, certo: ma
quello che spunta attorno può valere molto di più. Il progresso evidente, anche
sul piano della personalità, potrebbe diventare moneta pregiata in tempi brevi.