giovedì 17 ottobre 2013

San Severo, un punto di prestigio


L’oblio del calcio regionale, neppure in posizioni di avanguardia. Troppi anni di anonimato e di depressione calcistica. Poi, investimenti mirati e un progetto più sostanzioso. E il rilancio. In pochissime stagioni, il San Severo si arrampica e riconquista i riflettori della serie D. Ovviamente, riacclimatarsi è un’operazione lenta, da gestire con pazienza e realismo. E, oltre tutto, questo campionato di quinta serie è di spessore più che discreto, nelle sue fasce più deboli: la concorrenza per la permanenza è qualificata e si fa sentire. La formazione di Rufini, però, comincia bene, vincendo fuori casa all’esordio. Per poi, tuttavia, riconoscere le difficoltà (previste) del percorso. Sette match dopo lo start, la dote è di cinque punti (quel successo repentino e due pareggi): dietro, in classifica, solo il superpenalizzato e disgregato Nardò, già virtualmente retrocesso. E, sullo stesso gradino, soltanto il Metapontino. Traduzione: c’è da soffrire. Ma l’ultima uscita, in ordine di tempo, lascia un sapore buono. L’uno a uno sul campo del Taranto, la grande malata del torneo, arriva proprio al novantesimo (Polani entra a partita in corsa, timbrando l’episodio decisivo: soprattutto per il coach jonico Maiuri, sollevato dall’incarico appena un’ora più tardi), difendendo il diritto dei giallogranata di sentirsi legittimi proprietari di un punto sostanzialmente meritato. Il San Severo si cautela sin dall’inizio e si ritrova in inferiorità numerica, ma complessivamente non sfigura. Gioca per il punto e l’ottiene, con umiltà. E, quando si distende, coglie persino una traversa.. Approfitta, questo è evidente, delle esitazioni e del malessere diffuso dell’avversario. Rispondendo con una prestazione più concreta e solida, però, a certe critiche piovute in coda alla gara precedente (dauni in vantaggio e poi rimontati e superati dal Monopoli, sull’erba artificiale di Agnone, sede neutra). Oltre tutto, la squadra  - che ancora non può esprimersi sul proprio terreno di gioco, indisponibile: è sempre una attenuante - salva il proprio condottiero, ritenuto sotto osservazione. Ingiustamente, forse: perché l’elenco degli arruolabili a sua disposizione è dotato di esperienza in qualche ruolo chiave, ma è oggettivamente anche bisognoso di qualcos’altro. L’abitudine ad imporsi consolidatasi negli ultimi anni, del resto, può aver indirizzato il club verso cattivi consigli. Oppure, probabilmente, certe attese maturate prima dell’inizio di questo campionato si sono sovralimentate illegittimamente. Attese che il pareggio di Taranto, peraltro, potrebbe aver risvegliato all’improvviso. Solo il tempo, allora, farà sapere se il risultato di prestigio ottenuto allo Iacovone è uno stimolo nuovo o un  insospettabile impaccio.