Partenza più che decente:
qualche punto, anche pesante, buone recensioni raccolte qua e là e,
soprattutto, un paio di successi di spessore e di prospettiva (quello sul
neutro di Matera, nella casa temporanea del San Severo, e quello di Francavilla
sul Sinni, di fronte a due concorrenti dirette della lotta per la
sopravvivenza). Poi, l’infiacchimento: dell’intensità, della concentrazione. E
la flessione: comportamentale, ma anche tecnica. Il Grottaglie, cioè, recupera
in fretta quelle posizioni di classifica a cui gli osservatori l’avevano
obbligata, in sede di previsione: sull’orlo del burrone. E’ il destino amaro di
una società che non può concedersi spese suppletive, di una squadra costruita
in sana economia e che, anzi, è persino riuscita a dotarsi di qualche
possibilità in più del previsto. Senza, però, corazzarsi di grandissima
esperienza complessiva e di fantasia facilmente spendibile. La composizione del
suo calendario, tuttavia, spiega qualcosa: più soft in avvio, si è indurito con il passare delle giornate. Nelle
ultime due settimane, l’Ars et Labor ha incrociato la strada di Matera e
Monopoli, ad esempio (risultato: due sconfitte). E, peraltro, va incontro al
derby di Taranto (domenica prossima, allo Iacovone).
E, questa, un’attenuante da considerare, oggettivamente. Anche se è difficile
negare quello scollamento con la realtà che lo stesso Bosco, il tecnico, ha
denunciato già un paio di settimane addietro. E che pure il club ha
riconosciuto: addossando la responsabilità anche e soprattutto all’infinita
trattativa tra l’attuale gruppo dirigente e la cordata Picchierri, intenzionata
a rilevare le quote sociali (l’impressione, però, è che il passaggio di
consegne non decollerà mai: tanto che il colloquio è stato interrotto per la
seconda volta, forse definitivamente). In sintesi: realisticamente, al
Grottaglie mancano i punti persi in casa con la Gelbison, concorrente
alla portata. O con il Gladiator. Non certo quelli di Matera. O quelli lasciati
al Monopoli, seppur in coda ad una gara interpretata con scarso vigore. In cui
l’avversario si è imposto con la concretezza, più che con la manovra. Ora,
ovviamente, è l’allenatore a rischiare. Bosco, per la verità, sembra aver dribblato
l’esonero: almeno per questa settimana. Ma il responso del derby di Taranto
dovrebbe essere indicativo. Anche se la prestazione dovesse essere
soddisfacente, ci sembra di capire. A questo punto, tuttavia, diventa difficile
spiegarsi la fiducia accordata - com’era giusto che fosse - al coach sin da
agosto e poi ritirata in coincidenza con le partite ragionevolmente più
impegnative. A meno che, ovviamente, il
club non ritenga l’allenatore responsabile dell’atteggiamento rilassato
dell’organico, da un po’ di tempo a questa parte. Del resto, a microfoni
aperti, un difensore di lungo corso come Antonio Anglani raccontava una verità:
quei punti, anche un po’ inattesi, raccolti in avvio di stagione potrebbero
aver sovralimentato gli appetiti o allontanato l’ambiente dalle finalità
dichiarate o, più semplicemente, dalla esigenze del campionato.