mercoledì 21 maggio 2014

Bari, sta cambiando il vento

Bari ha un’anima. E, tra i suoi percorsi fede, c’è anche il pallone. Riscoperto velocemente al tramonto del regno dei Matarrese. Un’anima e pure un cuore. Zittito dagli eventi più recenti, eppure pulsante. Ma anche una memoria: di quello che il calcio, in riva all’Adriatico, ha rappresentato negli ultimi cento anni. E una certezza: quello che il senso di appartenenza e il rapporto bisettimanale con l’erba possono ancora rappresentare. E pure il Bari ha un’anima. Un’anima giovane e entusiasta. E motivazioni a sufficienza per non accontentarsi: né di una salvezza agganciata tra marzo ed aprile, né del semplice consenso popolare, guadagnato proprio nel mezzo di una rovente emergenza societaria. Adesso, dopo il successo rimediato sull’erba di casa di fronte al Cittadella nel posticipo del lunedì, davanti a più di trentamila affezionati, è tutto ben chiaro. Nel capitolo che conduce dritto ai playoff c’è spazio pure per la formazione gestita da Alberti e Zavettieri. E come. Dalla quart’ultima piazza al quinto posto, nello spazio di mezzo girone di ritorno: mentre, davanti, si apre il rettilineo che accompagna al traguardo. Nessun inganno, è la verità: il Bari, ormai, vince regolarmente in casa e pure più lontano. Schiaffeggiando la crisi con vivacità ed energia. E inaugurando, in pieno maggio, il suo nuovo campionato, felice appendice delle sfide già vinte: quelle contro la recessione e lo scetticismo. Nelle difficoltà, la squadra si è fortificata, si è irrobustita. E si è migliorata. Giorno dopo giorno. Alimentandosi, infine, del progressivo riavvicinamento del grande pubblico, pronto ad assicurare un supplemento di calore e a trascinare entusiasmi nuovi. E senza badare a quanto accadeva attorno oppure nelle aule del tribunale, bypassando anche gli spettri delle aste deserte: per convenienza, più che per disinteresse. Perché, come raccontano le cronache più recenti, alla terza licitazione, accorrono quattro gruppi imprenditoriali e quello coordinato da Gianluca Paparesta si incarica infine di sistemare tante cose. All’improvviso, il Bari scopre di potersi disegnare un futuro, creduto perduto. E di possedere, nel contempo, un presente. Ancora tutto da scrivere. Ancora tutto da vivere.