venerdì 30 maggio 2014

Padalino, una scelta di testa

Tre anni per disegnare un Foggia da B. La società ci crede. Pensando di riconsegnare le chiavi del progetto a Pasquale Padalino, caudillo di una squadra transitata con qualche difficoltà dalla serie D, ma approdata (con innegabili meriti da ascrivere al club) prima nell’ormai estinta C2 e, dunque, nella terza serie unica. Allenatore emergente, Padalino. E, dunque, sufficientemente ambizioso. E ben considerato anche al di là del territorio comunale: per un passato di discreto prestigio e per un presente interessante. Amato, peraltro, pure dalla sua stessa gente. Che, magari, non gli ha neppure risparmiato – prima, durante e dopo la rincorsa alla C – qualche critica circostanziata. Spesso condivisa, dietro le scrivanie, da chi regge il Foggia. Comunque, un foggiano. Un pezzo di Foggia, Padalino. E, probabilmente, anche l’anello di congiunzione di questa macchina assemblata in fretta, due anni fa. E ritrovatasi esattamente dov’era, prima del fallimento. In anticipo sui tempi. Padalino, però, si rifiuta di continuare a guidare il Foggia. C’è la proposta formalizzata dal presidente Lo Campo, che qualsiasi foggiano non scarterebbe mai. Ma non l’approvazione del tecnico. Che, invece, lascia cadere la trattativa: guardando oltre, chissà. Forse alla serie B, quella immediata. Sembra che le richieste non manchino, del resto. Vedremo. Tre anni, per scalare un altro gradino, sono troppi: o, almeno, così riusciamo a decifrare tra una dichiarazione e un’altra. Padalino, probabilmente, non ama sprecare i giorni. Oppure, questa forma di diniego è soltanto la più elegante tra quelle a disposizione per giustificare le riserve su un progetto che, evidentemente, non lo convince molto. Eppure, qualcosa ci suggerisce che Padalino, in fondo, non sbaglia a lasciare l’incarico e a proseguire per suo conto, altrove. Perché lascia da vincente. O da vincitore. Nel momento più felice della propria avventura sulla panchina di casa. Dribblando il rischio e, quindi, preferendo la comodità di un’altra sfida, lontano. Ma lasciando, dietro di sé, anche il ricordo migliore. Scelta di convenienza, può darsi. Fredda e calcolata, può essere. Una di quella in cui la testa prevale sul cuore. Ma tecnicamente e tatticamente ineccepibile. I sentimenti, nel pallone, sono controproducenti, troppo spesso.