sabato 31 maggio 2014

La favola del Bari e di Çani

Il calore della propria gente, appena ritrovato. L’ottimismo, rubato a fatica tra spifferi di gelida incertezza. E una nuova società, sorta tra i misteri di un’asta fallimentare e una corsa al rialzo. Il Bari aveva quasi tutto: nuovi padroni, ancora non sappiamo distintamente quali, compresi. Ma rappresentati da un personaggio di solida notorietà, ancorché contestato a metà dell’opera: Gianluca Paparesta. Mancava soltanto il passaporto per i playoff, un traguardo inimmaginabile prima e anche durante il campionato. Anche un mese fa. Eppure, diventato obiettivo concreto, nel tempo. Perseguibile. Malgrado tutto. Nonostante tanti fattori avversi. Ultima tornata di regular season, sognare si può. Ancora. Unico risultato utile, il successo. E avversario ruvido, per questione di urgenze opposte: il Novara assetato di punti. La squadra di Alberti e Zavettieri, però, marcia in compagnia di cinquantamila fedeli. Silenziosi, distratti o lontani per anni. Ma recuperati nel momento del bisogno, in quell’arco temporale che segna il tramonto di un’epoca e l’alba di giorni nuovi. Cinquantamila fedeli tutti assieme, oltre le reti di recinzione. Prima in fila, davanti ai tornelli. E poi sui gradoni. Dove, si dice, non sarebbe transitato neppure un sospiro. O un dubbio. Il Bari e la sua gente. Lo stadio che esplode, quasi. E, di fronte, un avversario già condannato agli spareggi: prima di giocare. Ma il match è lungo e neppure tanto facile. L’avversario resiste, anche se il Bari preme. Per quarantacinque minuti. Anzi, l’avversario è subdolo. Intervallo, si riparte. E il Novara passa e se ne compiace. Vedendo la salvezza diretta, addirittura. Ma non è finita. Non può essere finita. La favola non può evaporare così. Perché questa è la favola del Bari che non muore mai. Del Bari che reagisce, che non si scompone, che urla e graffia. Edgar Çani è un albanese arrivato in Italia assai giovane, nel millenovecentonovantuno, in un giorno che nemmeno lui ricorda. Ma che è impresso nella memoria collettiva della gente di Puglia, della gente di Bari. Il giorno della Vlora, quel barcone sovraccarico di uomini e donne alla ricerca di un presente, ancor prima che di un futuro. Çani è un albanese accolto da Bari e sùbito partito, direzione Umbria. Per diventare, più tardi, calciatore. E per frequentare punti differenti della penisola: da Palermo a Padova, da Piacenza a Catania. Ma passando pure per la Polonia. Che, però, Bari e il Bari riacquisiscono, quasi per caso, nel mercato suppletivo di metà stagione. Poche apparizioni, un po’ di panchina. Quindi, l’opportunità della partita decisiva. Suo è il sigillo del pari. Suo è il gol del raddoppio. Quello che prelude alla terza marcatura di Polenta, dagli undici metri, e al quattro a uno definitivo e spettacolare firmato da Beltrame. A Varese, contemporaneamente, affonda il Siena. E, dunque, è festa. Bari ai playoff: Dopo una rincorsa frizzante. Dopo aver temuto i playout per mesi bui. Ma con lo spirito di sempre. Con entusiasmo nuovo. E con una società pienamente funzionante, soprattutto. E’ la favola del Bari. E anche di Edgar Çani. Ventitre anni dopo, il favore è ricambiato.