lunedì 19 maggio 2014

Taranto, fine della corsa

L’Arezzo non abbaglia. E non dispone neppure del campo, come certe cronache tentano di raccontare. Semplicemente, attende: il momento ideale per graffiare. E attende un bel po’: praticamente, una gara quasi intera. Alzando i ritmi nell’ultimo quarto d’ora di gioco: dopo aver gestito il traffico con una terza linea alta e un atteggiamento rispettoso. Non rinunciatario: ma poco più che timido. Lasciando, però, poca manovra ad un Taranto di per sé svuotato, fisicamente arrivato. La formazione di Papagni è stanca: s’intuisce da sùbito. E, agli albori del secondo tempo, l’energia è già evaporata. Tre gare in una settimana si pagano. E soprattutto, corrodono quei supplementari del mercoledì precedente, ai quali l’ha obbligato l’ostico Monopoli. Ciarcià, è vero, rientra da una lunga vacanza. E riappare nell’undici titolare anche Molinari. Mentre Clemente, in coda alla lunga squalifica che l’ha fermato, si accomoda soltanto in panca. Con Mignogna. Ma, evidentemente, non basta. Troppe pedine accusano la fatica di una stagione intensa. E poi, in mezzo al campo, i problemi sono noti: mancano ordine e fantasia. Così, il primo match della terza fase, quella dei playoff allargati su scala nazionale, è immediatamente scomodo. L’Arezzo, dicevamo, non si apre e non si abbassa, fluttuando sull’erba. Ma qualcosa tenta ugualmente. Nulla di avvincente, tuttavia: perché, davanti, i toscani non sembrano troppo maliziosi. Però il Taranto, che può appoggiarsi sulla spinta del pubblico amico, pressa zero e conclude pochissimo. L’unica occasione seria càpita a Balistreri, che segna: offside, dice il direttore di gara. Poi, più niente. I calci di rigore, in assenza dei tempi supplementari, appaiono l’epilogo più ovvio. La gente di Papagni li attende, come una liberazione. Ma l’Arezzo, finalmente, capisce che può osare. E, a quattro minuti dal novantesimo, il mediano Carteri sistema la questione. Amaranto alle semifinali. Il cammino del Taranto, invece, si interrompe. Complicando la pratica burocratica per la domanda di ripescaggio. Che, comunque, dovrebbe essere inoltrata lo stesso (converrebbe, effettivamente). L’inclusione alla fase successiva, però, avrebbe pesato un po’: e questo è chiaro, sin da ora. Ma, probabilmente, questo organico ha ottenuto dalla sua stagione strana e discontinua quello che sarebbe stato logico aspettarsi. E niente di meno. Anzi, forse qualcosa in più. Occorre farsene una ragione, in riva ai due Mari.