lunedì 5 maggio 2014

Bisceglie, lampi sui titoli di coda

L’anonimo campionato dl Bisceglie si evolve proprio in prossimità dei titoli di coda: quando il risultato è assolutamente svincolato dall’urgenza, quando il senso della stagione si è ormai annacquato e quando, soprattutto, la classifica della formazione affidata a poco più di due mesi dal traguardo a Carlo Prayer è impermeabile a qualsiasi desiderio. A salvezza ormai maturata e a playoff irraggiungibili, però, Zotti e soci mettono assieme sette punti negli ultimi centottanta minuti: sbarrando, oltre tutto, la strada alle tre principali candidate alla retrocessione diretta. Deve accontentarsi di un punto la Puteolana e, di seguito, cedono il Grottaglie e il Gladiator: e sono, infatti, i sammaritani a sprofondare in Eccellenza. Non concede sconti a nessuno, il Bisceglie. Dopo aver promesso impegno massimo nell’ultima fase della regular season. E dopo aver sollevato non pochi dubbi negli avversari appena incontrati: timorosi di aver pagato per tutti. Ma, alla fine, smentiti dai fatti. Complimenti al club stellato, allora. E complimenti pure al suo nocchiero: fiero di aver raggiunto, a carriera inoltrata, la panchina di una prima squadra. E di essere stato investito dell’incarico da una società di prestigio, in un torneo di rilievo. Del resto, assicurando l’assoluta regolarità della battaglia per la salvezza, Prayer si era caricato un impegno gravoso: non solo nei confronti degli avversari, ma della sua stessa gente. Sapendo, peraltro, di giocarsi parecchie chances personali. Giocando anche con la sua stessa riconferma. Che non è affatto sicura, neppure adesso (primo, perché patron Canonico deve ancora decidere come comportarsi, in prospettiva futura). Ma che, oggi, non appare una soluzione impossibile. Il tecnico barese, intanto, ha colto l’occasione offertagli con serietà granitica, con dedizione solidissima. Contando, come lui ha stesso ha più volte sottolineato, sulla disponibilità tangibile di chi va in campo e sulla complicità di tutto l’ambiente. Finendo per alleviare le preoccupazioni sorte sulla piazza nel momento in cui il suo predecessore Favarin si ritrovò sollevato da qualsiasi responsabilità. Intuendo, probabilmente, che il Bisceglie necessitava innanzi tutto di due ingredienti, per concludere il proprio cammino nel miglior modo possibile: la tranquillità, nello spogliatoio e in campo, e la libertà di espressione. Quella che ha accompagnato nella fase conclusiva del torneo i suoi big: appartatisi prima di decollare e poi ricomparsi, a collettivo ricompattato.