venerdì 16 maggio 2014

Foggia, il progetto si rafforza

Foggia smaltisce lentamente l’euforia. La sua legittima euforia: la serie C, la nuova serie C, è oggettivamente un approdo fondamentale. Innanzi tutto, per certe premesse di neanche due anni fa (fallimento e inserimento tra i Dilettanti). Ma anche per aver dignificato come merita la progettualità ambiziosa eppure composta del gruppo di comando del club: sempre realista, ma mai disattento agli input della realtà. Cioè, puntualmente presente. E quasi sempre sotto traccia. Oppure, il lavoro concreto e lungimirante di Padalino e Di Bari: abili nell’assemblare esperienza e rampantismo dello scacchiere (tutti ci provano, a qualsiasi latitudine, in ogni categoria: pochi riescono, se facciamo due conti). E poi sì, è chiaro: la serie C, oggi come oggi, non può non coinvolgere una piazza come quella di Foggia. Forse, anche perché stiamo tornando a riassaporare quelle atmosfere della terza serie di un tempo. Dovrebbe essere, quello che sta nascendo, un campionato rivalutato dalla rivisitazione del Palazzo. Più che dal punto di vista tecnico, da quello dello spessore mediatico. Un torneo con un peso specifico maggiore, diciamo così. E dove il blasone della concorrenza non mancherà. Anzi. Dopo l’euforia, però, viene anche il momento di riunire i concetti di base e di razionalizzare le idee. La società dauna, e di questo va dato atto, non ha sciupato troppe settimane. Riallacciando immediatamente il filo del discorso interrotto dalla festa. E ripartendo il piano della scalata alla B nelle prossime tre stagioni. Dalla prima riunione programmatica postpromozione, vengono fuori alcuni numeri: è previsto lo stanziamento di un milione e ottocentomila euro per la stagione che verrà. Due milioni e mezzo per quella successiva. E, come prevede la strategia dell’investimento crescente, il Foggia conta di destinare tre milioni e duecentomila euro per il 2016/2017. Tra parentesi, non pochi, oggi come oggi. Il disegno, ovviamente, potrà tenere di conto di alcune variabili, come lo sfruttamento delle risorse del settore giovanile (che andrà, però, rafforzato) e, soprattutto, dell’accostamento di altri imprenditori interessati a fare calcio in Capitanata (una volta latitavano: e adesso?). Ma le buone intenzioni sembrano, almeno, garantite. Sin da ora. Aggiungiamo, anzi, che le programmazioni migliori sono quelle che si pianificano presto e si sviluppano in prospettiva. Tre anni sono un arco di tempo appropriato e una previsione responsabile, seria. Di più: piace soprattutto quella chiarezza di fondo nelle cifre. Che spiega, da sùbito, la soglia di risorse entro la quale occorre operare. E oltre la quale non si può navigare. Affinché tutti sappiano, con adeguato anticipo, qual è il raggio d’azione del club. E per tracciare - alla città e alla tifoseria - il giusto binario di percorrenza. Giusto per non generare, in un domani più o meno prossimo, inutili illusioni.