mercoledì 10 febbraio 2010

Gallipoli, messaggio forte

I fotogrammi del posticipo scivolano rapidi. Quasi leggeri. Malgrado i quattro gol che la condiscono, le evoluzioni del risultato (Gallipoli in vantaggio di due reti e, infine, raggiunto dal Grosseto, in nove contro undici) e i sentimenti di frustrazione che si accodano (l’undici jonico, in fondo, spreca un’occasione interessantissima per ormeggiare nella parte centrale della classifica, ancora più lontano da chi soffre). La partita è solo un’appendice dei fatti che la solcano e la segnano. E che, probabilmente, influenzeranno quel che resta della stagione. O che, comunque, disturberanno – e non poco – l’ambiente. Dopo aver devastato un lunedì sera assolutamente originale. E dai contorni (anzi, dai contenuti) grotteschi. Si parte e ci si ferma sùbito. Si ferma – premeditatamente - tutto il Gallipoli, che offre le spalle alle tribuna dove siede il suo presidente. Per quaranta secondi: un’eternità, in certi casi. Il Grosseto sa tutto, fa finta di nulla, lascia circolare il pallone e non infierisce. C’è tensione, tra la squadra e il vertice del club. E non da ora: e non solo per la recente esclusione dall’organico di De Petris e Garavano. Piuttosto, il problema legato alla corresponsione degli stipendi esista ancora. E come. Al di là delle frasi di circostanza di D’Odorico, presidente che la piazza ha ormai ricusato, proteggendo idealmente l’allenatore e i giocatori. C’è tensione, neppure più occultata. Ma, anzi, libera di attraversare l’erba e di ramificarsi nei teleschermi della pay-per-view. Poi, si incrociano i tacchetti, per davvero. Il match è autentico e Giannini si lascia trasportare, rimediando l’allontanamento anticipato dal terreno di gioco, le conseguenti quattro giornate di squalifica e una sistamazione suplettiva in tribuna. Dove il patron gli vomita il proprio disappunto e diverse frasi pesanti. E dove matura la decisione estrema del tecnico, comunicata a fine gara: dimissioni. Sull’accoglimento delle quali non transita alcun dubbio. Il terremoto squarcia il Gallipoli. All’improvviso, ma non troppo. Perché gli ultimi novanta minuti sintetizzano uno stato di disagio ormai datato. E una situazione insostenibile, come certifica la conferenza stampa organizzata dalla squadra ventiquattr’ore più avanti. Adesso, attendiamo sviluppi. Non tanto sulla posizione di Giannini, che appare ormai lontano. Ma su tutti i fronti. Dopo aver aspettato invano un segnale concreto dal club. Intanto, però, il messaggio il messaggio della truppa è arrivato. Forte, chiaro e diretto.

Quello che appare non sempre è. E l'intransigenza delle parti si ammorbidisce. Con i comunicati e i chiarimenti, magari. Alla fine, Giannini resta in panchina: soprattutto perchè, di fatto, la squadra esclude la volontà del tecnico dalla protesta rappresentata sul campo. Ma anche perchè tutti abbozzano un passo indietro. Il Gallipoli, però, resta in libertà vigilata. E i problemi di fondo, sino alla loro auspicabile soluzione, restano.