domenica 14 febbraio 2010

La risposta del Gallipoli

Sinceramente, ci incuriosiva (e anche parecchio) la trasferta del Gallipoli a Sassuolo. Per la caratura dell’avversario, ma soprattutto per i risvolti di una settimana asssolutamente al di fuori della normalità vissuta dall’intero ambiente. Che, davvero, non si era fatto mancare nulla: un ammutinamento temporaneo sul campo, risse verbali, aggressioni mancate, accuse, dimissioni del coach, conferenze stampa, polemiche, incontri riparatori, sospetti di calcioscommesse e indagini federali compresi. Ci intrigava capire: come la squadra avrebbe risposto, psicologicamente parlando. E, magari, pure tecnicamente. Ma la risposta, alla fine, appaga ampiamente. Per il risultato (successo sul terreno dell’ormai ex capolista). Per la conduzione del match (salda, intrisa di temperamento, concentrazione, grinta e, ovviamente, anche rabbia). E per i dettagli accessori. Il Gallipoli di Giannini, cioè, fa blocco, si stringe attorno a se stesso. Confermando con i fatti le parole. Non di semplice circostanza, questa volta. E la gente scopre un gruppo vero, fieramente arroccato sulle proprie posizioni, ma consapevole del proprio ruolo e orgoglioso della propria dignità. La dignità di esserci e battagliare comunque, al di là degli assegni più o meno scoperti, degli inciampi organizzativi di una società che fatica a quadrarsi, delle epurazioni di mezza stagione. La dignità di portare addosso il nome e la storia di un club emerso improvvisamente dall’anonimato, malgrado tutto. Il Gallipoli che non si piega è anche il Gallipoli che si rafforza nelle difficoltà. E’ il Gallipoli che si fa amare e che, soprattutto, guadagna nuovo vantaggio mediatico e nuovo gradimento popolare su chi lo governa. Ed è il Gallipoli che la gente sta imparando a sostenere con vanto. Quello che la ripaga: al di là di un successo in casa del Sassuolo.