martedì 9 febbraio 2010

Ma il premio per l'Europa non c'entra

Ventura non vende frasi di comodo. Analizza con onestà intellettuale e gestisce il suo Bari con equilibrio dialettico e realismo puro. Ovvero, il metodo di lavoro che conosce meglio. Il tecnico, poi, conosce la propria squadra meglio di chiunque altro. Individuando, prima di altri, pregi e difetti, potenzialità nascoste e limiti congeniti. Prevedendo, talvolta, quello che potrebbe riversarsi sulla strada di un organico proiettatosi già al di là di qualsiasi ottimistica previsione. Già al di là di ogni traguardo disegnato in estate, prima dell’avvio del torneo. E ormai estraneo ad una battaglia, quella per la salvezza, che avrebbe dovuto coinvolgerlo e che, invece, non l’ha neppure sfiorato. Ventura è un tecnico che non si sbilancia. E che neppure si intristisce troppo. Che capisce le situazioni e che si arma di esperienza e buon senso per non cadere nei pericoli delle chiacchiere da bar. Anche per questo, non enfatizza la prova sgualcita di Bergamo (passivo minimo, in coda ad una prima frazione di gioco dignitosa e di una ripresa difettosa, soprattutto per intensità). Pur non sottovalutandola. Perché, evidentemente, sa che il Bari è questo e che, nel calcio, non si inventa niente. Il coach, peraltro, è già largamente felice di questo gruppo. E fa pochissimo per nasconderlo: ci mancherebbe anche, del resto. Il Bari, tra parentesi, è una forza media del campionato, che prova sempre a migliorarsi. E che, talvolta, si issa anche sulla propria strafottenza, o sul proprio entusiasmo. Sfruttando le virtù del terreno di casa, dove ottiene sistematicamente di più. E soffrendo, qualche volta, le trasferte: come in questo preciso momento storico. Nessun caso specifico, dunque. E nessun mistero. Né potrebbe essere stata l’iniziativa del presidente Matarrese (l’istituzione di un premio per l’eventuale accesso in Europa) a deviare la concentrazione di Gillet e compagni. O a modificare l’equilibrio dello spogliatoio. Non ci crediamo: così come non ci crede Ventura. Che, invece, si augura di recuperare (o, se non altro, di non disperdere definitivamente) la solidità, i concetti di mutuo soccorso, l’applicazione, la concentrazione e la mentalità dei tempi migliori. Cioè, di rivedere assai presto un gruppo affamato.