martedì 16 febbraio 2010

Noicattaro, c'è sempre l'impronta di Zotti

Il fango è sufficiente per spiegare le difficoltà oggettive del Noicattaro. Che, con un nuovo timoniere (Trillini) e qualche puntello (quattro, individualmente neanche male), sta provando a risalire verso la libertà. Difficoltà di pensiero (geneticamente, questa è una squadra portata a sviluppare le idee palla a terra), di fantasia (Zotti, piazzato a sinistra e a ridosso dell’unica punta, è il singolo che, più di altri, ha sofferto un terreno di gioco particolarmenet pesante), di sostanza (l’organico è fisicamente più leggero di altri) e di gestione della partita (la discontinuità di esercizio, peraltro, è un marchio di fabbrica del campionato e, soprattutto, di Sassanelli e soci). Ma il consiglio è di non cullarsi troppo – né di illudersi - di fronte alle attenuanti. Anche se il ritorno alla vittoria (uno a zero sul Manfredonia) apre qualche varco nelle nubi e alimenta la speranza. I problemi ci sono tutti, ancora. E Trillini sarà costretto a lavorare abbastanza, su diversi dettagli. Ad esempio: il Noicattaro deve imparare a mantenere il possesso della gara, a stringere l’avversario. Qualità che l’impiego di un discreto catalizzatore di gioco come De Santis, domenica all’esordio, potrebbe far emergere con minori fatiche, da qui in avanti. Intanto, il 4-2-3-1 provato nel derby merita di essere incoraggiato, almeno nei match a domicilio. Tenendo, tuttavia, ben presente due concetti. Il primo: il tempo per rimediare c’è, ma non è infinito. E, dunque, occorrerà fidelizzarsi attorno ad un modulo di riferimento. Il secondo: pure l’ultima fatica conferma il dato di sempre. Il Noicattaro, cioè, continua a dipendere dall’estro e dalle intuizioni di Zotti. Non troppo preciso, nel derby. Ma, alla fine, decisivo. Nel procurarsi il penalty e nel trasformarlo. E questa è storia.