mercoledì 7 dicembre 2011

Città e squadra, feeling per un sogno

Ci sono momenti in cui l'ansia da emolumenti (non percepiti) non incide. E in cui il gruppo rivela le sue fondamenta, le proprie certezze, il suo dna, la propria saldezza morale. Dove lo stato di crisi circola, ma non alberga e non condiziona. Dove l'evoluzione delle vicende societarie è lenta e ingombrante, senza che però leda gli interessi comuni. E ci sono momenti di gioia e rabbia muta. Ma anche di solidarietà e di gratitudine. A Nardò, di questi tempi, si vive molto di pallone. E di pallone, altrettanto, si parla: sugli spalti, per strada e anche dietro le quinte di Palazzo di Città. La squadra è in testa al girone appulocampano di serie D e sembra voler fortificare, giornata dopo giornata, la sua posizione, il suo prestigio. Dopo l'affermazione di Francavilla sul Sinni, torna a giocare sull'erba amica e regola un'altra lucana, il meno ambizioso e meno robusto Matera. Ma il disagio economico del club è sempre più grave e gli stipendi tardano ad essere corrisposti. Allora, per cercare di non perdere la priorità acquisita, la tifoseria si mobilita e organizza una colletta, prima dell'ultimo match. Corrispettivi corrisposti (forse in larga parte, forse no: poco ci interessa, in questa sede), ecco la solidarietà. Mantenimento della leadership, ecco la gratitudine di chi rincorre la palla: versata diettamente sul campo. Difficile capire (anzi, no: è facile) quanto potrà durare. Poco, immaginiamo. Ma, intanto, questa è la realtà attuale e tanto fa. E la collaborazione, per il momento, funziona. Qualsiasi cosa accada, da qui in avanti (ma se accade qualcosa di concreto, molto meglio), questo di Nardò sembra una bel capitolo nel mezzo di una storia scomoda. Che va sottolineato. Con un inchino. Chapeau: alla gente che tifa, già travolta dalla crisi universale, e alla formazione di Longo. Attaccata ad un sogno, prima ancora che al portafoglio.