venerdì 9 dicembre 2011

Grottaglie, vittoria con astio

Paradossale: il momento più prolifico del Grottaglie (sette punti in quattro partite, quint'ultima piazza rinsaldata, due punti di disavanzo dalla zona della tranquillità) coincide con il livello massimo di bassa pressione che soffoca l'ambiente (l'assetto societario sembra liquefarsi inesorabilmente, il fallimento si avvicina progerssivamente, la gente abbandona emotivamente anche la squadra, la squadra denuncia pubblicamente lo stato di crisi e pare ribellarsi ai giudizi della tifoseria). Tra contestazioni e gesti gravi, nel momento di festeggiare quella che sta per diventare una vittoria, si scava un'ulteriore solco tra chi scende in campo e chi resta sugli spalti: oppure è solo un'apparenza, che evaporerà con il tempo. Ma il tempo, di contro, sta per scadere. Proprio adesso che l'Ars et Labor mette da parte un po' di ossigeno, in fondo ad una gara (quella di ieri, nel turno infrasettimanale) povera di contenuti, anche per demerito dell'avversario, l'Internapoli di Camaldoli. Una gara che si mette benissimo dopo neppure un minuto di gioco (gol di Carta), ma che non può nascondere i disagi, le incertezze, il nervosismo, la fragilità e lo scoramento di un gruppo che non si nutre del vantaggio, perdendosi nell'affannosa rincorsa alla propria identità e al traguardo prefisso. Meno male, però, che i campani sono ingenui e insipidi, eterei e tristi: la formazione di Pizzonia, così, si ribella al pareggio, arrivato dagli undici metri. Trovando i tre punti con Solidoro, il capitano irritato: proprio lui, l'accusato numero uno di quel momentaneo pareggio che una parte di supporters non digerisce. Di quel che resta della partita, invece, meglio sorvolare: spettacoli così non dovrebbero appartenere alla serie D. Detto senza perifrasi. E nessuna perifrasi neppure sul caso-Ciracì: con un comunicato stampa, il presidente ha raffreddato gli ultimi entusiasmi rimasti, proprio alla vigilia del match. Lasciando capire che, ormai, siamo al capitolo finale. O quasi. E calamitandosi addosso nuove antipatie. Mentre la gente si chiede, compatta, cosa aspetti a dileguarsi. A cedere il club, diciamo così: una volta per tutte. Velocemente. Fosse facile. Perchè, di fronte ad una parte che lascia, serve qualcuno che rilevi. E che dia alla trattativa un'impronta forte, seria. Una volta òper tutte. E velocemente. Tutti sicuri, però, che questa componente esista davvero? Cominciamo a dubitarne: sinceramente.