mercoledì 21 dicembre 2011

Taranto, stanno tutti bene

Stanno tutti bene. Sta bene Davide Dionigi, il tecnico più celebrato negli ultimi cinquant'anni di calcio tarantino, il timoniere che parla al cuore della gente, che cerca la strada del calcio giocato e che ha assimilato i concetti fondamentali della comunicazione, verificando con soddisfazione la convenienza mediatica delle lettere aperte, utilissime a fare audience e a produrre meritati consensi. L'allenatore che costituisce il vero collante di un gruppo che naviga (il verbo non è casuale: basta sfogliare i suoi appunti) tra l'entusiasmo dei giorni importanti e l'incertezza di quelli che arriveranno, arrampicandosi su una propria serentità interiore che diventa energia viva, forza pura da trasmettere agli uomini da coordinare e schierare sul campo. Sta bene la squadra, industriosa e fiera, ambiziosa e tignosa, decisa a dimenticare punti di penalizzazione, qualche incidente di percorso e un assegno che non arriva mai. Quella stessa squadra che tallona la Ternana e continua a credere nel traguardo finale, riappropriandosi di quelle qualità tecniche e comportamentali smarrite per un momento e non di più. Sta bene la gente che tifa, che si veste di nuova speranza, che blinda il proprio orgoglio di appartenenza, che riguadagna la considerazione di se stessa e del simbolo che rappresenta sugli spalti. Malgrado troppi anni di oscurantismo. E sta bene anche la società, una di quelle inserite nel nucleo ristretto delle virtuose, molto autoreferenziale e poco abituata alla comunicazione diretta (del resto, ci pensa il coach). Quella società che, da giugno ad oggi, non ha ancora saldato lo stipendio alla squadra, ma che si ripropone di farlo al più presto. Venendo meno, però, ai principi della reciproca fiducia: e finendo così per essere sconfessata dalla squadra, tradita almeno un paio di volte. E, infine, spinta allo sciopero, già inaugurato. Quella società che continua a rivendicare la propria solidità: perchè la liquidità è un'altra cosa e il problema, prima o poi, si risolve. Ma che soffre di antiche antipatie e che deve lottare contro le ultime sacche di inconfidenza, retaggio dei decenni che furono. E del ruolo corrosivo e ingrato della stampa, che avrebbe inventato quello che non è. Perchè la classifica mente: e la penalizzazione non esiste. Come non esiste lo sciopero, mera fantasia dei media. Sì, stanno tutti bene.