martedì 6 marzo 2012

Barletta, non è cambiato niente

Nello Di Costanzo comincia a conoscere il Barletta, ma la gente che tifa ancora non riconosce la squadra che vorrebbe sostenere. Il successore di Cari, in apertura di mandato, ha ottenuto la fiducia che arriva del successo nel match di esordio: e che, però, finisce per scalfirsi un po' con il passare delle settimane. A fronte di altre prestazioni non propriamente elettrizzanti e di risultati non eccessivamente convincenti: come la caduta di Bolzano, la settimana scorsa, e il successivo pareggio sull'erba amica, davanti alla meno quotata (e finanziariamente disperata) Triestina. Traducendo, cambia il timone, ma non la resa. Tanto che, in città, bolle l'insoddisfazione e si aprono i primi processi: sommari, considerato che la stagione può essere ancora pesantemente influenzata da un'interminabile sequenza di scontri diretti. Dominata com'è, lo sappiamo, da quell'equilibrio indistruttibile che non consente pronostici facili. E che, anzi, non esclude mai nessuno dalla giostra delle aspirazioni. E' evidente, tuttavia, come il Barletta abbia ripetutamente sprecato tutte le occasioni transitate per solidificare il proprio diritto di appartenenza al circolo ristretto dei playoff, che poi è ormai l'unico traguardo ragionevolmente disponibile, dal momento che il Trapani - al di là della sconfitta maturata proprio domenica - è l'unica formazione che sembra disporre di una marcia in più, attualmente. Peraltro, il quattrotretre di Di Costanzo, malgrado la moderata soddisfazione pubblicizzata dal tecnico sùbito dopo il match, nei momenti decisivi sembra svagato quanto lo scacchiere ideato dal predecessore. L'accusa del pubblico è precisa: il collettivo è fragile dal punto di vista della convinzione, soffre molte pause e, ovviamente, non traduce nel miglior modo possibile la mole di lavoro prodotta, seppur in regime di discontinuità. Mazzeo (che segna spesso, pur non essendo un artigliere, nel senso più stretto del termione) non può, del resto, garantire sempre e comunque la copertura degli assilli. E insufficiente, troppo spesso, si dimostra pure la vivacità di Schetter, titolare di un campionato sostanzialmente apprezzato. Discorsi che, alla fine, vanno ad aggredire quello che sembra il leit motiv di questo torneo: sono mancati e continuano a mancare le realizzazioni dei compagni del reparto avanzato e gli inserimenti di chi arriva da dietro. Cioè, il Barletta continua a essere un agglomerato di buone individualità, ma privo di un collante tatticamente appetibile. Come dire: la notizia è vecchia. E non fa più notizia.