giovedì 29 marzo 2012

Nardò, salvezza centrata. A metà

Lo svantaggio (temporaneo) su quel calcio franco, proprio in chiusura della prima frazione di gioco, maturato di fronte all'Oppido confonde le idee, morde e un po' spaventa. Ma il Nardò, almeno davanti ad avversari che rientrano nella categoria della propria portata, sa riorganizzarsi, dettare i tempi e recuperare. Uno, due, tre gol, di Febbraro, Raponi e Taurino: la vittoria è limpida. E la salvezza ormai matematica: quarantadue punti bastano, per rilassarsi davvero. A sei chilometri dal traguardo: con anticipo corposo. Figlio, ovviamente, dell'approvvigionamento ultimato dalla formazione che ha battagliato nel girone di andata (diversa, troppo diversa da alla banda di giovani utilizzata dopo la rivisitazione finanziaria, lo smembramento di metà stagione e l'azzeramento delle ambizioni), ma anche dell'utilitaristico cammino della seconda versione della squadra di Alessandro Longo (un bel numero di pareggi, tra qualche inevitabile caduta). Quello che al Nardò si chiedeva, dunque, è arrivato. Regalando tanto sollievo. Sollievo, peraltro, soltanto passeggero. La partita, del resto, si sposta, adesso. Dal campo alle scrivanie. Quelle della società, di Palazzo di Città e dello sponsor, Antico. Più volte, in passato, vicino ad acquisire il club, senza definire: ma ancora fortemente tentato dall'avventura. Russo, il presidente, alla fine lascerà. Ma la situazione è ancora da definire: domani, pare. La tifoseria non gronda troppo ottimismo: però, malgrado tutto, della transazione si continua a parlare con margini di speranza. Una transazione attraverso la quale, e solo attraverso la quale, passa la salvezza del calcio neretino. Cioè, la speranza è sempre solida. Tanta insistenza, tanto cuore e tanto attaccamento (della squadra verso la tifoseria, della tifoseria verso la maglia, della città verso il pallone) meritano una nuova chance.